
Boston, aprile 1946. Jordan McBride vive sola con suo padre Dan fin da quando, ancora piccola, sua madre è morta. Oppure è andata in California per diventare una stella del cinema, come recitava una delle storie strampalate che Jordan soleva raccontarsi per giustificare la sua assenza. È all’ultimo anno del liceo e ha un unico sogno: diventare una fotografa famosa come Gerda Taro o Margaret Bourke-White. È proprio grazie alla sua preziosa Leica che nota un dettaglio sconvolgente in Annelise Weber, la rifugiata austriaca che suo padre ha iniziato a frequentare da poco. Un guizzo crudele nello sguardo della donna, immortalato in uno scatto rubato. Jordan è sicura che Annelise, all’apparenza adorabile, nasconda un terribile segreto… Colonia, aprile 1950. Ian Graham, reporter di guerra inglese, sta portando a termine l’ennesimo arresto insieme al suo socio yankee Tony Rodomovsky. Insieme gestiscono una piccola agenzia specializzata nella cattura di ex criminali di guerra nazisti, i pesci piccoli, quelli scampati ai processi di Norimberga, ma non per questo meno colpevoli delle atrocità commesse durante la guerra. Ma Ian ha un chiodo fisso: trovare die Jägerin, la Cacciatrice, la donna che aveva accolto e sfamato sei bambini nella sua casa sulle sponde del Lago Rusalka, per poi sparare loro a bruciapelo e senza alcuna esitazione. La Cacciatrice ha fatto perdere le sue tracce da quasi cinque anni e Ian non ne conosce né il volto né il nome. Ma c’è una donna che saprebbe riconoscerla ovunque, Ian lo sa. Ed è intenzionato a fare di tutto per scovare die Jägerin, perché oltre a quei bambini c’è un’altra vittima che ha intenzione di vendicare… Lago Bajkal, Siberia, prima della guerra. Nina Borisovna Markova è cresciuta nella taiga siberiana come una piccola selvaggia dagli occhi azzurri. Il sangue della sua famiglia reca i segni della pazzia e tutti i suoi fratelli e sorelle prima o dopo hanno lasciato la fatiscente capanna paterna per trasferirsi altrove, diventando criminali o sgualdrine. Quando il padre esagera con la sua vodka scadente insulta il compagno Stalin, accusandolo di essere un porco georgiano, e la figlia, chiamandola rusalka, una strega del lago che attira gli uomini per poi ucciderli. Ed è proprio in pieno inverno, nel gelido lago Bajkal, il Grande Vecchio, che Markov sta per affogare Nina…
Un altro emozionante romanzo uscito dalla penna della scrittrice statunitense Kate Quinn, ambientato nel periodo della Seconda guerra mondiale. È un racconto a tre voci, che vede protagonisti molto diversi tra loro, le cui storie si intrecciano inesorabilmente per riuscire a risolvere un unico mistero: dove si è nascosta, nei cinque anni successivi alla liberazione della Polonia die Jägerin, la Cacciatrice? L’ambientazione storica è curata alla perfezione. Ne sono un esempio le appartenenti al 46° reggimento guardie di Taman. Sebbene siano personaggi inventati, le loro imprese ricalcano quelle di numerose aviatrici dell’URSS, unica nazione a far combattere le donne alla guida di caccia e bombardieri durante la guerra. Giovani coraggiose, pronte a servire la Madrepatria in prima linea, rifiutandosi di venire impiegate solo come infermiere così come accadeva in altri Paesi. La narrazione è incalzante e presenta al suo interno alcuni temi ricorrenti, come i laghi dove si svolgono alcuni eventi cruciali: il Lago Bajkal in Siberia, il Lago Rusalka in Polonia e il Lago Selkie negli Stati Uniti. Tutti questi specchi d’acqua, infatti, sono associati a una figura femminile, la selkie della mitologia scozzese o la lorelei tedesca, innocue ninfe dell’acqua, fino alla rusalka dei popoli dell’Europa dell’est, una strega notturna che va a caccia di sangue umano. Ed è proprio la rusalka un’altra figura che compare dalle prime pagine e che è in grado di trasformare die Jägerin da spietata assassina nazista a preda della caccia, capovolgendo completamente la situazione fino all’epilogo mozzafiato.