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La carezza della mantide

La carezza della mantide

13 settembre 2010. Tutto ha inizio da una telefonata: è l’avvocato che annuncia uno stravolgimento nella vita di Marco Morlacchi. Nella separazione il giudice ha affidato a lui Alice e Marta, le loro figlie. Dieci anni dopo sono tutti e tre seduti attorno al tavolo per la colazione. Silenziosi e persi ciascuno nei suoi pensieri. Pensieri interrotti dai colpi di tosse di Marco. Già. Perché nel frattempo, scampato a un tumore, Marco è inserito in un programma di potenziamento respiratorio per un enfisema polmonare. I medici gli hanno dato cinque anni di vita. Anno più, anno meno. È una questione di statistica. E i cinque anni sono ora. La vita di Marco sembra divisa tra un prima e un dopo la malattia. E in mezzo tutta la fatica ad abituarsi ad una nuova quotidianità. Una vita senza fiato. Nel senso letterale del termine. La vita di un padre alle prese con le paturnie femminili e postadolescenziali delle due figlie, “in continuo equilibrio tra presenza asfissiante e latitanza totale”. Tra i tentativi di scrivere un testamento, le visite mediche e la speranza in un trapianto, Marco continua ad osservare, da vicino e da lontano, le sue figlie crescere. Marta e i suoi studi di psicologia e Alice (detta Alicippa) con la maturità ormai prossima e l’appuntamento elettorale che ha deciso di mancare. Per Marco l’astensione è inaccettabile: a costo di saltare il trapianto, Alice andrà a votare...

Tutta la vita del protagonista e delle sue figlie ruota attorno alle parole: lette, scritte, ricordate, inventate. Fonte di inesauribili sciarade dell’amico Dario, segnate sulla lavagnetta in cucina. Parole che uniscono, che segnano il ritmo del legame speciale tra padre e figlie. Marco Morlacchi è un simpatico sessantenne, emotivamente traballante, fisicamente instabile ma intellettualmente profondamente onesto, capace di raccontare la verità della realtà con un sorriso. Romanzo d’esordio edito da Solferino nella collana Stand up diretta da Gino & Michele, La carezza della mantide di Carlo Turati risente del talento nella scrittura ironica, tagliente, umoristica dell’autore, paroliere di Zelig, e di numerosi comici italiani come Vergassola, Cornacchione, Crozza e Zalone. Solo per ricordarne qualcuno. Il ritmo serrato, la scrittura veloce, i dialoghi ai limiti del surreale, le poesie e le citazioni, l’utilizzo dello slang giovanile rendono la lettura assai godibile. Il racconto però non si arena sui toni dell’ironia, ma sperimenta con leggerezza emozioni, legami, dinamiche di tenerezza. Profondo e leggero allo stesso tempo, arguto e spassoso, La carezza della mantide è una lettura attuale e coinvolgente, che riporta alla mente il motto sessantottino che recita “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!”.