
New York. Stazione Centrale. Miss Lily Bart riesce a far dimenticare la fretta anche a un viaggiatore in ritardo. È bella, Lily e, tutte le volte che la vede, Lawrence Selden non può che provare un moto di interesse nei confronti della giovane. Ora, tra la folla dell’ora di punta pomeridiana alla Stazione Centrale di New York, la donna gli appare radiosa, così come non ricorda di averla mai vista. L’aspetto vivace, in netto contrasto con il grigiore triste della folla sullo sfondo, la mette in mostra molto più che se si trovasse al centro di una sala da ballo. Sotto il cappello scuro e la veletta, poi, pare avere acquistato di nuovo un colorito puro e una levigatezza da fanciulla, quella ormai persa dopo undici anni di serate mondane e lunghe sessioni di balli. Selden si chiede se davvero Miss Lily abbia l’età che le rivali le attribuiscono. Pare aver già festeggiato ventinove compleanni, ma l’uomo fatica a credere che ciò sia possibile. Appena lo intercetta, Lily si mostra grata per l’incontro. Selden pare si sia palesato giusto per soccorrerla. È accaduto infatti che lei sia arrivata da Tuxedo e sia diretta a Bellomont, a far visita ai Trenor. Purtroppo, però, ha perso il treno delle tre e quindici e il prossimo non ci sarà che alle cinque e mezza. Si dà il caso, quindi, che abbia due intere ore da aspettare. E non sa proprio cosa fare di sé. La cameriera venuta con lei al mattino per alcune compere è già in viaggio per Bellomont, la casa di sua zia è chiusa e lei, disdetta, non conosce anima viva in città. A concludere la serie di disagi in cui è inciampata si aggiunge anche il fatto che faccia un caldo infernale e che lei senta impellente il bisogno di prendere una boccata d’aria. Selden pare divertito da quell’infinita serie di imprevisti e si dichiara a completa disposizione dell’incantevole giovane. Insieme optano per una tazza di tè, da sorseggiare in un posto tranquillo…
Edith Wharton – scrittrice e poetessa statunitense, premio Pulitzer 1921 per il romanzo L’età dell’innocenza – ancora una volta delinea un interessante affresco della società – newyorchese nello specifico e americana in generale – agli inizi dello scorso secolo e ne mette in risalto gli scontri tra le granitiche famiglie aristocratiche di sempre e quelli che saranno ben presto definiti “i nuovi ricchi”. La quotidianità di Lily Bart – ragazza bella, intelligente ma dotata di limitate possibilità finanziarie – si snoda nel tentativo di riuscire a mantenere la propria integrità morale, pur frequentando i salotti buoni della città e spendendo il proprio tempo tra spettacoli a teatro, incontri di bridge, balli, gite in campagna e ogni altro tipo di attività affine. Al fianco di pretendenti dalle grandi possibilità e giovani brillanti, ma limitati nei mezzi, la giovane si muove tra i confini di ambienti in cui a dominare sono l’apparenza e l’ipocrisia. A causa della sua incapacità a vivere tra gli agi solo con la rendita mensile della zia, Lily finisce per indebitarsi al tavolo da gioco e, per salvarsi dallo schianto, si serve della propria bellezza, che finisce per diventare arma di ricatto per gli uomini e motivo di profonda gelosia per le donne. Edith Wharton si rivela, come al solito, una maestra nell’indagare l’animo umano, i suoi segreti e le sue bassezze e, attraverso un intreccio magistralmente architettato, sa dar vita a una delle figure femminili più intriganti, tra quelle da lei ideate. Lily è un personaggio dalle mille sfaccettature: affascinante e scaltra da un lato, fragile e alla continua ricerca di una spalla sulla quale poter contare nel momento del bisogno dall’altro. Un romanzo intenso; una scrittura modernissima; un impianto narrativo che incuriosisce e appassiona. Una lettura godevole e capace di riflettere in modo spietato ma assolutamente obiettivo una società e un tempo carichi di luci ed ombre, entro cui si muovono personaggi che sembrano reali e ai quali non si può che voler bene fin da subito.