
Linus Baker non è certo un soggetto che definireste interessante: dall’aspetto abbastanza anonimo, un po’ sovrappeso, quarant’anni compiuti da poco. È un tipo solitario, decisamente poco luminoso, “una lampadina a risparmio energetico”, come lui stesso si definisce. Vive in una minuscola casetta abbellita da vasi stracolmi di girasoli, con la sua gatta Calliope. Ad accoglierlo al rientro dal lavoro, una vicina impicciona, la signora Klapper, ostinatamente impegnata a farsi i fatti suoi tra una boccata di fumo e l’altra. Linus è un impiegato modello del DIMAM, il Dipartimento della Magia Minorile, dove subisce silenziosamente le angherie verbali della sua responsabile, la signorina Bedelia Jenkins, e del suo assistente, il subdolo Gunther. Ogni mattina si preoccupa di entrare in perfetto orario, di indossare una camicia immacolata e impeccabilmente stirata e di redigere rapporti esaustivi e privi di refusi. La sua mansione lo rende molto orgoglioso: deve infatti assicurarsi che gli istituti in cui vengono accolti i bambini dotati di peculiari poteri magici siano in grado di tutelare i propri ospiti e al contempo impediscano il verificarsi di incresciosi incidenti ai danni della “normale” popolazione. Il suo lavoro lo svolge ormai con dedizione da più di quindici anni, come testimonia il suo pigiama con monogramma LB, ricevuto dal Dipartimento come riconoscimento per il lungo servizio. Una mattina però accade qualcosa di strano, un evento totalmente inatteso anche per un assiduo consultatore del Manual delle Norme e dei Regolamenti come lui. Arriva un messaggio dai piani alti: è nientemeno che la Suprema Dirigenza a convocarlo. Quel venerdì 8 settembre, alle ore 9:00, la vita di Linus Baker subisce un brusco arresto per poi cambiare drasticamente direzione. Solo che di questo lui ancora non ne è pienamente cosciente. Tutto quello che sa è che durante il prossimo mese sarà ospite dell’orfanotrofio gestito da Arthur Parnassus sulla remota isola di Marsyas e dovrà dare il meglio di sé nella valutazione della struttura e delle condizioni dei suoi magici abitanti...
TJ Klune sceglie di trattare uno dei temi più cari alla letteratura dell’infanzia: l’accettazione di sé e del diverso, la valorizzazione dell’unicità insita dentro ognuno di noi. Come l’argomento, anche la trama ha un sapore classico, richiamando altre storie analoghe incentrate su ragazzi dai poteri straordinari (La casa dei bambini speciali di Miss Peregrine di Ransom Rigg o la serie a fumetti The Umbrella Academy, sono alcuni esempi noti per gli adattamenti sul piccolo e grande schermo). Se i più piccoli potranno immedesimarsi nel timido e informe Chaunchey, nell’irriverente diavoletto Lucy o nella determinata gnoma Talia, lettori più grandicelli e nostalgici potrebbero invece scorgere in Linus lo spettro della propria esistenza. Aver scelto come protagonista e punto di vista centrale uno sfortunato impiegato, intrappolato in un’esistenza piatta e prettamente incentrata sulla sopravvivenza, rende infatti il romanzo godibile anche per un pubblico più adulto. Quest’ultimo forse potrà trovare il tono della narrazione fin troppo didascalico in alcuni passaggi, ma saprà apprezzare le tante citazioni chiaramente più adatte a coetanei dell’autore: dalle canzoni un po' vintage che fanno da sottofondo a momenti particolarmente simbolici, fino ai pensieri di filosofi come Kant enunciati durante le discussioni tra Arthur e Linus. La casa sul mare celeste è un testo senz’altro molto attuale, votato alla tolleranza e all’inclusione, dallo stile dinamico, capace di alternare in modo armonioso passaggi ricchi di ironia a momenti di riflessione e coinvolgimento emotivo. Una sensibilità che si sposa perfettamente nella trattazione di tematiche LGBTQ+, care all’autore, e qui introdotte proprio nel più ampio contesto della valorizzazione di ogni tipo di personalità. La scrittura semplice ma al contempo ricca di implicazioni socioculturali, rende questo libro adatto ad ogni età e non solo per appassionati di fantasy.