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La cattiveria del silenzio

La cattiveria del silenzio

Aprile, è tempo di tornare a vivere dopo 730 giorni di inattività, di limbo emotivo e fisico. Alzarsi e vagare per casa, tra rifiuti e cibo mezzo consumato. Tagliare la barba, lavarsi, vestirsi, cercare di riprendere in mano la propria esistenza. Sono passati due anni dalla morte di Italia, la donna amata. Nella memoria resta il lutto e il suo corpo adagiato tra i pizzi della bara nella camera mortuaria dell’Ospedale Cannizzaro di Catania, con le braccia incrociate sul petto. Affiora il ricordo dell’incontro in un bar, l’effetto ipnotico delle labbra di lei sporche di cioccolata, il seno generoso, i capelli lunghi “di un morbido biondo chiaro” e la sigaretta tra le dita. I primi amplessi e la sensazione di non riuscire a fare a meno di lei. La prima vacanza passata sull’Etna, un momento inquietante per lui che ha avvertito l’impulso omicida di spingere Italia giù nel cratere. La percezione del male dentro di sé. Il tempo dei ricordi si alterna al tempo della rinascita. Rimettere ordine nelle proprie emozioni, riacquistare la forma fisica dopo due anni di autoesilio. La ricostruzione parte dai ricordi dell’infanzia, il rapporto con la madre guastatosi durante l’adolescenza a causa delle ragazzine che portava a casa per farci sesso, la morte della nonna, evento che lo ha turbato profondamente. La percezione di sé come di “un emarginato, brutto, sporco e cattivo”…

“Chi voleva penetrare nel castello delle mie difese doveva prima attraversare con me il deserto, doveva bere con me alla fonte del desiderio e della speranza”. Un protagonista complesso, oscuro, con un vissuto articolato che viene raccontato flashback dopo flashback, quello costruito da Raimondo Raimondi. Narratore, poeta, giornalista e critico d’arte, laureatosi in Giurisprudenza presso l’Università di Catania, nel corso della sua attività ha vinto vari premi, in particolare nel 2014 gli è stato assegnato il Premio alla Carriera ConfCulture. Raimondi ha fondato la testata giornalistica “Dioramaonline”, sulla quale si occupa di cronaca e cultura. Nel romanzo La cattiveria del silenzio sono la solitudine, il conflitto interiore, l’incomunicabilità col mondo i temi principali, su cui aleggia malinconico il ricordo di un amore naufragato. La prefazione del libro è scritta dal saggista Davide Crimi, che definisce “lunare” il romanzo. Attraverso gli occhi del protagonista si viene risucchiati in una bolla che isola dal mondo e porta a rimuginare sulla paura e l’inadeguatezza umana. Il linguaggio è crudo e allo stesso tempo ricercato, capace di creare immagini concrete. Atmosfere molto simili a quelle proposte nella raccolta poetica L’undicesima.