Salta al contenuto principale

La città dei matti

La città dei matti

Che caos questa storia! Nemmeno i giornalisti della tv locale, TeleSorriso, sono d’accordo tra loro: andandosene a bordo del suo furgone Porter appena finito di pagare con la liquidazione e adibito alla consegna della biancheria pulita nelle RSA, Umberto Ferrajoli si è ritrovato con il figlio Enrico (un Poirot in versione Bignami). Si era nascosto sul furgone o, come sostiene la moglie, il padre l’ha rapito? Difficile da dire, perché al momento, a dire la sua c’è solo lei davanti al microfono dell’inviata Luigiana, anche perché pare che lui, l’Umberto, abbia già fatto perdere le proprie tracce. E ora l’unico ad andarci di mezzo è Piergiorgio Nistri, il direttore della tv, messo in minoranza dalle sue collaboratrici. È un momento difficile per lui: da alcuni sms scopre che le sue tre ex mogli hanno bloccato il suo conto corrente e messo mano al suo appartamento, già diviso in tre parti tra loro. Nessuno gli dà una mano, tutto va storto e già si immagina senza lavoro, senza stipendio e pure senza la sua bella casa, un attico in pieno centro a Firenze, a due passi dal Duomo, in una zona dove tutti lo conoscono. Nessuno sembra essere in grado di aiutarlo, nemmeno il questore Salvatore Questore, con professione e cognome a fare da pendant... Proprio mentre Nistri chiude la chiamata con il capo della polizia, scorge in lontananza il furgone Porter dei Ferrajoli e lo segue, ma poi si accorge che c’è un’altra auto che si è gettata all’inseguimento, alla cui guida si trova un uomo armato di pistola. A guardare bene, Nistri si accorge che la pistola è proprio puntata verso di lui e l’uomo in questione altri non è che Rocco Assassino, ex vice di Salvatore Questore, finito nei guai a causa di un gruppo terroristico chiamato “Il club degli anziani”, motivo per cui è stato scaricato dalla polizia...

Da Firenze a Ivanovo: un percorso folle che diventa un’avventura fuori di testa, tra personaggi improbabili e situazioni paradossali. D’altronde il titolo la dice lunga e i matti onestamente non sembrano essere solo quelli dell’ospedale psichiatrico giudiziario della cittadina russa. Anzi, forse ce ne sono di più matti ancora! Pur se sotto certi aspetti può rappresentare il seguito del primo romanzo di Ciampi, ovvero Il club degli anziani, non c’è necessità di aver letto l’inizio della “saga”, perché comunque ci si ritrova ugualmente nella complessa storia. Magari i problemi sorgono altrove, lungo la trama, soprattutto nella follia dei personaggi che rende il romanzo non proprio lineare o perlomeno “canonico”, se così possiamo dire, ma totalmente fuori da qualsiasi schema, fuori proprio da ogni canone fin qui utilizzato nei romanzi di ogni genere ed epoca. Di certo è apprezzabile la buona scrittura dell’autore che in realtà è l’unico a non perdersi nel caos generato dalla storia e dai suoi personaggi, tra un ex poliziotto che diventa assassino (come recita il suo cognome, proprio perché questo genere di abbinamenti si trovano lungo tutto il percorso), due calciatori della Juventus che ora fanno i camerieri in un albergo, un partito comunista che aleggia come un fantasma con i suoi personaggi di tutto il mondo (Russia, Italia, Cina...), dove un cavallo si fa attendente, insomma, dove è bene non dare nulla per scontato. E da tanta imprevedibilità, i colpi di scena sono all’ordine del giorno e della... pagina!