
C’è una città che a volte splende di sole e altre volte trema paurosamente, una città dominata da un vulcano che ora la veglia, ora la atterrisce: è Napoli, nome che, da solo, basta ad evocare infiniti ed indimenticabili miti, film, romanzi, drammi. In questa città vive la bambina Federica con la sua famiglia. In casa si aspetta un nuovo bambino, come si chiamerà? “Papà? Sei tu? E’ la tua barca quella che ora s’avvicina? Tu come vuoi chiamarlo questo coso che deve arrivare ormai tra poco? Io dico Cacca. Tu?”. E’ difficile per la bimba accettare il nuovo nato, che invade la casa (e i cuori dei genitori, pensa lei) solo tre giorni dopo il suo quinto compleanno. L’avvenimento viene celebrato con la torta e con tutti i parenti, ma alla bimba quella festa non piace molto. Perché? Perché, certo, ci sono tutti a festeggiarla, ma c’è anche lui, Cacca. Anzi, Luigi, come il nonno, un nome di famiglia. “Solo io non porto un nome di famiglia”, pensa la bimba, “solo io ho un nome tutto mio”, un nome che è “fuori” rispetto a quelli tradizionali dei nonni e degli zii. La cosa non le piace. Il nuovo nato cambia le abitudini quotidiane della mamma, e dunque la vita della sorellina; tuttavia saldi rimangono gli affetti familiari, mentre si avvicendano, indelebili nella memoria, gli avvenimenti e le emozioni, quelli semplici di ogni giorno e quelli straordinari, tremendi, come lo scatenarsi del terremoto. Il terremoto ha fatto sparire delle persone, che prima c’erano e poi non ci sono state più. La bambina chiede dove siano andati tutti costoro e la risposta-non risposta che riceve è sempre uguale: “il terremoto”...
La città è una nave racconta cinque anni giusti di vita di una bambina, dal quinto al decimo compleanno della sua infanzia, compleanno che sarà per sempre inscindibile da quello del fratellino: “Compiamo gli anni sempre insieme, io e mio fratello. Che noia, certo, le cose sempre insieme. Però io compio più di lui, lui invece meno, e io tre giorni prima e lui tre dopo: lui dopo e io prima, insomma, in tutti i sensi. Lui piccolo e io grande. Lui maschio e io femmina. Lui scuro e io chiara. Lui con la mamma e io con papà”. Dopo il decimo compleanno qualcosa cambia: la scuola media introduce nuove aspettative nella vita della bimba, mutamenti, anche dolorosi, nelle abitudini e nelle amicizie. E lei stessa non sarà più bimba, perché il tempo non sta fermo, si muove sempre, come le onde del mare di Napoli. Federica Iacobelli è giornalista e curatrice della rivista di letteratura per ragazzi “Mercurio”. Ha scritto diverse opere per bambini. Questo suo più recente libro, inserito nella collana “Gli anni in tasca”, è autobiografia, diario, racconto di vita, bozzetto colorato con interni di città, quadro con panorama aperto su contrasti di luce e di buio.
La città è una nave racconta cinque anni giusti di vita di una bambina, dal quinto al decimo compleanno della sua infanzia, compleanno che sarà per sempre inscindibile da quello del fratellino: “Compiamo gli anni sempre insieme, io e mio fratello. Che noia, certo, le cose sempre insieme. Però io compio più di lui, lui invece meno, e io tre giorni prima e lui tre dopo: lui dopo e io prima, insomma, in tutti i sensi. Lui piccolo e io grande. Lui maschio e io femmina. Lui scuro e io chiara. Lui con la mamma e io con papà”. Dopo il decimo compleanno qualcosa cambia: la scuola media introduce nuove aspettative nella vita della bimba, mutamenti, anche dolorosi, nelle abitudini e nelle amicizie. E lei stessa non sarà più bimba, perché il tempo non sta fermo, si muove sempre, come le onde del mare di Napoli. Federica Iacobelli è giornalista e curatrice della rivista di letteratura per ragazzi “Mercurio”. Ha scritto diverse opere per bambini. Questo suo più recente libro, inserito nella collana “Gli anni in tasca”, è autobiografia, diario, racconto di vita, bozzetto colorato con interni di città, quadro con panorama aperto su contrasti di luce e di buio.