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La città lontana

lacittàlontana

“E io sedevo sul gradino e restavo a guardare”. Il bambino che restava a guardare, ubbidendo alla mamma si è fatto uomo, si è fatto poeta, mantenendo la stessa inclinazione; cambia il luogo da cui osserva, cambia l’oggetto ma guarda sempre e di più, osserva, penetra, assorbe e ci restituisce il tutto a parole, sotto la grazia della Musa. Scorre il tempo, e con esso la vita, i ricordi, la memoria. Tuttavia è un tempo che scivola in modo anomalo, quasi non seguisse la sua rotta destinata ma fosse un intreccio, dove addirittura “Nel passato cascheremo”, come se l’unico tempo realmente esistente o comunque di qualche rilevanza fosse il passato (“Dal passato noi veniamo”). In questo ingarbugliato gomitolo cronologico si muove un poeta flâneur che, tra i diversi tipi di passeggiata, predilige “la lunga salita / Di cui non vedi all’inizio la fine” e di cui tratteggia i dettagli (“La strada sulla collina / un giorno di febbraio / la piccola famiglia / a costeggiare un granaio”, “Cammino in un tramonto / arancione e rosa, un po’ di rosso / del giallo…”). La natura è il contorno ideale, cercato, voluto: “Per distrarmi un poco / sono venuto a Miramare / a passeggiare, a vedere le onde / a sentire che ha da dire la luna / Il più delle volte tace, stanotte chissà / intanto mi tolgo i calzini / vediamo che dice la sabbia”…

Adelelmo Ruggieri, poeta marchigiano che nella aletta anteriore Fabio Pusterla definisce schivo (e vivaddio un poeta che non soffre di sovraesposizione!), scrive per lo più poesie brevi, lampi che illuminano e lasciano un’eco. Il suo è uno sguardo che compie un giro completo: dal passato al presente, da un lato e dall’altro, dalla realtà al sogno, attraversando molto spesso il varco della memoria; poeta in movimento dunque, non solo fattivamente, da grande camminatore, ma anche con la mente. Definisce ciò che i suoi occhi vedono o hanno visto in modo molto dettagliato, fa largo uso di deittici temporali, circostanzia il detto che diventa immagine, il suo linguaggio è semplice ma ricama accostamenti lessicali a volte straordinari. Molto interessante poi è il suo concetto di tempo. Come già detto, il passato è un protagonista indiscusso, come substrato della memoria (che viaggia attraverso gran parte delle poesie), ma anche, sembrerebbe, come passo nel futuro: quel “nel passato cascheremo” ce lo rende plausibile. Ma si intenda non il tempo dell’orologio, piuttosto il tempo interiore, quello che noi ci costruiamo. E chi, meglio di un poeta, può viaggiare nel tempo?