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La conchiglia

La conchiglia
Mustafa appartiene ad una grande famiglia araba cattolica trasferita almeno in parte a Parigi. Nella capitale francese ha conseguito la laurea in cinematografia, ed ora è pronto a mettere al servizio del suo Paese, la Siria, il suo patrimonio di conoscenze. “Amo il mio Paese, la mia città... Conosco a memoria le iscrizioni incise sui muri delle case antiche del nostro quartiere. Adoro quelle case, mi mancano”, ripete a Suzanne, araba anche lei e cittadina francese da diversi anni oramai, mentre dialoga nella sala d’attesa dell’aeroporto parigino, pronto ad imbarcarsi per Damasco, ed è lì, nella sua terra, che intende “diventare un regista importante” e vivere con ambizione. Quando un rapporto scritto da un delatore e inviato ai servizi segreti siriani lo taccia di alto tradimento perché avrebbe espresso propositi ostili al regime e nei riguardi del Presidente, muta improvvisamente la sua esistenza ed il suo futuro prossimo...
La conchiglia di Mustafa Khalifa è  una testimonianza scomoda e controcorrente sulla guerra a bassa intensità che da decenni consuma il medio oriente e nella fattispecie la Siria. Una risposta all’appiattimento informativo e all’eccessivo grado di intossicazione ideologica e al livello subculturale e manipolatore presente nella letteratura mainstream. L’autore sopravvive nel fiume in piena del potere dispotico, dell’assurdità dogmatica e dell’eccessiva violenza inflittagli per tredici lunghi anni, e lo fa con il sostegno prosaico della scrittura mentale e con forme di singolare dissociazione della personalità, oltre che innalzando la bandiera del sacrificio, della lotta e della pervicacia, capisaldi della vita di un uomo che si sente schiacciato da un governo imposto con il terrore e con la forza.