
In un regno senza nome, chiuso in una cella in un castello a strapiombo sul mare, un prigioniero pensa incessantemente al luogo “al di là delle onde sfavillanti” che chiamava casa. È un artista, sta progettando di realizzare un vaso talmente bello e raffinato che di sicuro quando il sovrano del popolo che lo ha fatto prigioniero lo vedrà si commuoverà e gli restituirà la preziosa libertà. Solo questo potrà farlo tornare a casa, da Aurora, la ragazza che ama più di se stesso. Ma il tempo corre veloce, le ore diventano settimane e mesi e mentre l’uomo lavora notte e giorno al suo vaso di cristallo, chissà cosa sta succedendo ad Aurora… Un poeta prova un lugubre presentimento, che diventa una tragica certezza quando qualcuno lo avverte che sua moglie – distante da casa da qualche giorno per andare a trovare il nonno malato – è a sua volta caduta preda della malattia e giace in un letto in pericolo di vita. Il poeta disperato ripercorre con la memoria la loro meravigliosa storia d’amore e sprofonda nello sconforto più totale quando i suoi amici gli comunicano con tutto il tatto di cui sono capaci che la moglie “è partita per la Valle delle Ombre”, “ha sentito la Musica delle Sfere”, “adesso abita nel Castello del Re”. Fingendo di non capire il senso di questi eufemismi, il poeta parte, deciso a recarsi in quegli strani luoghi e a riprendersi la sua amata moglie… Nella sua remota dimora oltre il buio Cancello del Terrore che la separa dal mondo reale, il Costruttore di Ombre scruta il passato, sotto forma di un corteo di ombre e fantasmi in cui ogni azione, ogni desiderio, ogni speranza di ogni essere umano è riproposta come in un film sbiadito. Ogni tanto il Costruttore di Ombre si mescola al corteo e talvolta chiama l’anima di una persona che sta sognando nel mondo reale e la mette faccia a faccia con un’ombra del passato, così che i morti e i vivi possano in qualche modo comunicare. “Quando ciò accade, gli amici incontrano i propri amici e i nemici i propri nemici; e nell’anima di colui che sogna si fa largo un ricordo felice e a lungo svanito, oppure l’inquieto tormento del rimorso”…
Come succede con tutti gli autori passati alla storia per un titolo in particolare, le opere di Bram Stoker a parte Dracula sono assai poco conosciute, almeno in Italia. Un vero peccato, in alcuni casi. Non in questo, però, va detto con chiarezza: l’antologia ottenuta mettendo insieme tre racconti dai toni e dai temi simili è senza dubbio tanto interessante filologicamente quanto poco lo è letterariamente. La title track La coppa di cristallo – uscita per la prima volta sul numero di settembre 1972 del periodico “London Society: An Illustrated Magazine of Light and Amusing Literature for Hours of Relaxation” e pubblicata in volume solo più di un secolo dopo, nel 1982 – è una favola moraleggiante intrisa di un forzato romanticismo; Il castello del Re – uscito nel 1881, come il successivo Il Costruttore di Ombre, nella raccolta Il paese del tramonto (pubblicata qui da noi da Stampa Alternativa nel 1999) – è una rilettura del mito di Orfeo ed Euridice che però non riesce nemmeno lontanamente ad uguagliarne la tensione e la carica metaforica e il suddetto Il Costruttore di Ombre è una leggenda dai toni bizzarri (un po’ visione mistica à la William Blake, un po’ sceneggiata napoletana) che nel 1998 è diventata un B Movie per la regia di Jamie Dixon del tutto slegato dalla trama di Stoker. L’insieme dei tre racconti può ricordare i momenti più pomposi e “neoclassici” della scrittura di Edgar Allan Poe, senza però i guizzi geniali, morbosi e visionari dell’autore di Boston. Nel complesso, insomma, un volumetto solo per collezionisti.