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La cresta dell’onda

La cresta dell’onda
Maxine Tarnow ha una piccola agenzia di investigazioni specializzata in frodi. L’incertezza di fine secolo ha permesso a molti di arricchirsi e ad altrettanti di finire col sedere per terra senza neanche capire il perché. La signora Tarnow non si lamenta di come le vanno gli affari, le entrate sono giuste quanto basta per mantenere i suoi due figli e così può anche risparmiarsi di piangere miseria con Horst, il suo ex marito. A dispetto di quanto si possa credere, il suo lavoro è tutt’altro che entusiasmante, almeno fino ad oggi. Tra le scartoffie accatastate in ufficio e tra i files gelosamente custoditi nel computer compare sempre più spesso la Hashlngrz, una misteriosa compagnia specializzata in sistemi di sicurezza presieduta da un eccentrico e oscuro miliardario di nome Gabriel Ice. È uno di quei casi in cui l’istinto del detective accende una spia invisibile nella testa di Maxine, una spia alla quale è il caso di dare ascolto…
A lungo annunciato,  il ritorno di Thomas Pynchon tra gli scaffali delle librerie avviene a distanza di tre anni dall’altalenante Vizio di forma e a ben cinquanta da V., il suo esordio letterario. Opera largamente imbevuta di quella vena noir che ha fatto gridare alla conversione del padre del postmodernismo alla chiesa di Chandler e Connelly, La cresta dell’onda (ben più evocativo il titolo originale, Bleeding edge), è un grande affresco di paranoia e caos ordinato che flirta pericolosamente con gli attentati dell’11 settembre e con il crollo delle società dot com. Muovendosi non sempre a suo agio tra le brume umorali di Chandler e l’eversione hi-tech di Gibson, Pynchon presenta il suo consueto caleidoscopio di personaggi allo stesso tempo reali e caricaturali, sbizzarrendosi tra nerd superstar, ex faccendieri della CIA alla ricerca di una nuova verginità, blogger avvelenati da manie complottiste e ricchi speculatori alle prese con modi sempre diversi per fare soldi. A mettere ordine in questo patchwork di volti e comportamenti c’è Maxine Tarnow, sorta di Marlowe in gonnella versione 2.0,  unico punto saldo di un romanzo in cui la realtà stessa viene messa continuamente in dubbio da poco intriganti incursioni nel virtuale. Diversa per formazione culturale dall’ex-hippie ripulito di Vizio di forma, Maxine è una protagonista scrupolosa e determinata  che raccoglie, come un gigantesco hard disk, una quantità immensa di informazioni, indiscrezioni e collegamenti più o meno plausibili ai quali cercherà di dare un senso. Il flirt tra il cantore per eccellenza della paranoia e l’evento emblema della paranoia nel XXI secolo in larga parte funziona e appassiona un lettore che, dal canto suo, deve equipaggiarsi di un discreto lessico “tecnologico” per procedere senza intoppi nella lettura mentre, fra le righe del labirintico intreccio, il messaggio cifrato dell’estinzione del reale a favore del virtuale e del sovvertimento della verità, prende sempre più piede.