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La cura per dimenticarsi

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Dante ha quarantacinque anni, da poco ha divorziato da sua moglie Sofia e abita a Verona. Sono stati insieme sette anni, gli ultimi due passati a non parlare. Nel frattempo, Sofia si è innamorata del dentista del loro figlio. Dante è un giornalista con velleità da scrittore, e grazie alla scrittura ha conosciuto la sua ormai ex-moglie. Aveva steso un articolo per “Rolling Stone” dal titolo “Donne: la classificazione definitiva”. Una volta pubblicato, Sofia gli aveva mandato una mail: nell’elenco mancavano le persone banali. Si erano conosciuti così. Ora Dante vive da solo, e il tempo libero lo passa con Alessandro, quarantaseienne, anch’esso divorziato da sua moglie, e Pippo, un’altra persona conosciuta attraverso i suoi articoli. Quella sera sono in un’osteria in centro città e, nemmeno a farlo apposta, stanno parlando di donne. Pippo racconta delle sue innumerevoli conquiste, Dante ascolta, Alessandro ascolta, ma sconsolato. Nel mezzo della conversazione, Dante si volta e incrocia lo sguardo con una ragazza. Entrambi si sorridono. La conversazione riprende, più concitata di prima. Solo allora la ragazza misteriosa si avvicina al tavolo, lasciando a Dante un tovagliolo di carta con su scritto un indirizzo…

La cura per dimenticarsi appartiene a quella particolare categoria di libri che si cominciano senza pretese, come intermezzo tra una lettura importante e l’altra, e si rivelano delle piccole gemme. Non un capolavoro, questo sia chiaro, ma una più che positiva sorpresa. Nonostante una trama non originalissima e dei personaggi che vivono un po’ di cliché: i due scapoli divorziati, uno sognatore e l’altro disincantato, e il loro amico donnaiolo (magari funzionano proprio perché Dante, Alessandro e Pippo sono zeppi di luoghi comuni, chi può dirlo). Fatto sta che nel complesso La cura per dimenticarsi non è per niente male, vuoi perché la trama scorre che è una meraviglia, vuoi per la leggerezza, l’autoironia e il non voler prendersi troppo sul serio. D’altronde, l’autore non è un novellino. Professione avvocato, Alberto Fezzi già pubblicato diversi romanzi, tra cui spiccano Non mi diverto più (finalista Campiello 2013 e con il quale questo romanzo condivide l’adorazione per gli U2), Le addizioni femminili (finalista Scrivere per Amore 2016) e No! (finalista Io Scrittore 2017).