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La custode dei segreti

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Janice ha circa cinquant’anni, vive alla periferia di Cambridge ed è una donna delle pulizie. Anzi, come direbbe lei, è “solo” una donna delle pulizie. Ama collezionare le storie degli altri, dal momento che è convinta di non averne una tutta sua. O meglio, preferisce non pensare alla sua. È una persona molto ricettiva e le storie sembrano andarle incontro ovunque, permettendole di catalogarle nella sua testa in “storie vere”, “storie inventate”, che non ama particolarmente, e “storie parzialmente vere”, quelle di cui ascolta solo una parte e che deve colmare con la sua immaginazione. Il marito Mike non si interessa affatto alla vita della moglie e, anzi, la stordisce di chiacchiere. Ed è proprio per sfuggire a queste parole vuote, pronunciate da un uomo che si è rivelato moto diverso da quello che Janice credeva quando l’ha incontrato, che ripensa alle sue storie preferite, raccontandosele a mente una alla volta. I suoi clienti non sono solo semplici persone da cui si reca per svolgere le faccende domestiche. Janice, infatti, potrebbe quasi considerarne qualcuno come un buon amico. Un esempio perfetto è Geordie Bowman, l’uomo che vive in un’eccentrica casa edoardiana e che Janice adora inserire il lunedì mattina come primo appuntamento della settimana. In un certo senso, infatti, ha un ordine ben preciso nello schedulare i suoi clienti: risate all’inizio e tristezza per finire la giornata. È questo il caso di Fiona, la donna che abita con il figlio dodicenne Adam in una bifamiliare di mattoni rossi, dove Janice arriva alle quattro di pomeriggio. Due anni prima John, il marito di Fiona, ha deciso di porre fine alla sua lunga depressione togliendosi la vita. Il giorno dopo, poi, l’aspetta quella che Janice chiama signora SìSìSì, che è sposata con il signor NoNoNonOra. Ed è proprio lei che, tra una telefonata e l’altra, le chiede di occuparsi di sua suocera senza lasciarle grandi possibilità di rifiutare. Ma come scoprirà Janice, la vecchia signora B si rivelerà tutt’altro che una rimbambita di novantadue anni. E, soprattutto, ben presto capirà che l’anziana donna nasconde delle storie che le cambieranno completamente la vita…

La custode dei segreti è il romanzo d’esordio della britannica Sally Page che, dopo aver lavorato per anni nella comunicazione, ha deciso di aprire un negozio di fiori e di scrivere libri (di successo). L’opera è una vera e propria antologia di storie, che vengono via via raccontate da Janice e dagli altri personaggi che vi appaiono. Solo osservando bene lo sfondo, infatti, si noterà il dipanarsi della vera storia della vita di Janice. Viene naturale l’accostamento con la raccolta di racconti orientali che, a partire dal X secolo, costituirà Le mille e una notte. È proprio la signora B che, durante uno dei loro incontri, paragona Janice alla protagonista della raccolta, Sherazade. Data questa sua particolare struttura narrativa, il libro può sembrare a volte poco scorrevole o avvincente. Andando avanti nella lettura, anche se con un po’ di fatica, risulta comunque impossibile non appassionarsi alle vicende dei protagonisti che, ben presto, si intrecciano con un’inaspettata eleganza nello stile e nel linguaggio. Janice è una donna che più volte descrive se stessa come un topolino. È molto scrupolosa nel suo lavoro, altruista, paziente e sempre attenta alle necessità altrui. Con lo scorrere delle pagine, quasi senza che il lettore se ne accorga davvero, si assiste alla trasformazione di Janice in una leonessa della Tanzania, quella terra natia dove da tempo vorrebbe tornare. Saranno proprio le storie che tanto ama che permetteranno a Janice di evolversi e di vivere, finalmente, appieno tutti i rapporti che finora si era negata per via del segreto che custodiva dentro di sé, quell’unica storia che preferiva ignorare. Il finale, poi, arriva quasi improvviso e sembra far ribaltare i ruoli: questa volta, infatti, sarà il lettore ad avere il compito di colmare con la sua immaginazione i vuoti di ciò che viene volutamente lasciato a metà, un po’ come accadeva di dover fare a Janice con le storie che ascoltava sull’autobus.