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La danzatrice di Seul

La danzatrice di Seul
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Seul, 1890. È la prima volta che la danzatrice della corte reale viaggia per mare. Non è da sola, le fa compagnia un diplomatico francese, dal fare e dal contegno eleganti, a dispetto del suo fisico asciutto a tal punto da sembrare smunto. La ragazza invece è coreana e indossa un abito azzurro e un cappello decorato con le rose. Ci sono voluti ben quattro giorni per raggiungere il porto, ma adesso sono lì e certo non passano inosservati. In realtà i curiosi guardano soprattutto lei, la giovane. I suoi capelli neri, acconciati all’occidentale, i suoi occhi dal colore simile all’ambra e il suo abito che sembra una seconda pelle sul suo fisico perfetto, fanno di lei una donna completamente diversa da quelle che si vedono al porto. Una orientale in abiti occidentali, bella e affascinante, di un fascino dato non solo dai suoi vestiti e dalla sua bellezza, ma anche dal suo intercedere sicuro tra gli sguardi incuriositi e diffidenti. Il mare è calmo, sembra il momento ideale per salpare, anche se in realtà, come dice il coordinatore che ha accolto al porto Victor, il suo accompagnatore, non si sa mai se è il tempo giusto per partire sino a quando non si sale a bordo della nave. Intanto i pensieri della giovane donna corrono alla corte, dove per anni ha danzato per il re e la regina. Il viaggio fino al porto è stato proprio questo, un alternarsi di incontri e addii, al territorio e alle persone che in fondo non ha mai conosciuto, perché la sua vita è stata sempre al castello. Yi Jin, la danzatrice, ostenta sicurezza, celando in realtà una grande paura. Sta per attraversare l’oceano, sta per lasciare la Corea e approdare in Francia, in compagnia di Victor che la sta portando in un Paese a lei estraneo, tra gente diversa, dove dovrà imparare a comunicare in una lingua differente dalla sua. Carica i bagagli sulla nave, Jin, e porta con sé i ricordi lasciati dalla sua cara amica Soa, quelli che lei chiama talismani, la terra del cortile della Sala dei ricami, un’orchidea e dei semi, i regali di quella stessa amica che è lì per salutarla. La nave sta per salpare e solo ora per Jin la partenza si fa realtà: vede Soa che agita la mano e poi vede un uomo, fermo e si rende conto che è Yeon. Possibile che il giovane sia venuto a salutarla? Possibile che abbia fatto quattro giorni di viaggio solo per vederla partire?

La danzatrice di Seul è l’ultimo romanzo nato dalla penna di Kyung-Sook-Shin, la scrittrice coreana nota per il suo Prenditi cura di lei, edito da Neri Pozza nel 2011. Protagonista indiscussa del libro è Yi Jin, dapprima una bimba bellissima che fa il suo ingresso a corte, diventandone la miglior danzatrice, che poi l’amore di un funzionario francese porta lontano dalla sua Corea, in una Francia che forse non ha mai sentito parlare del suo Paese, dove la donna viene riconosciuta come orientale solo grazie alle sue fattezze. La vita parigina della ragazza è caratterizzata da un’amicizia con l’unico coreano presente nella capitale francese, sino a quando non fa poi ritorno nella sua Seul per problemi legati alla salute e da lì la storia prende una connotazione differente e inaspettata. Per la creazione del romanzo, l’autrice si è ispirata a un libro sulla dinastia Joseon pubblicato all’incirca un secolo fa. Nel libro si accenna alla storia di un diplomatico francese in Corea, che si innamora di una danzatrice di corte, portandola a Parigi con sé. Purtroppo quasi nulla si sa di Yi Jin, nonostante la scrittrice si sia adoperata in dettagliate ricerche. Non lasciandosi abbattere dalla frustrazione, Kyung-Sook-Shin decide di usare la sua scrittura per dare vita alla giovane donna, creando un personaggio incantevole, ben incastonato in una storia che non vuole essere solo d’amore, in quanto il sentimento svanisce di fronte alle velleità imperialiste di Victor, che fa sentire anche la sua amata, come tutte le cose, un trofeo da mostrare. Ben delineati i personaggi e bella l’ambientazione storica in una Corea contesa tra Giappone e Cina, alla ricerca di alleanze con l’Europa. Ben affrontato il lato psicologico sia della protagonista, che ad un certo punto perde la propria dimensione, chiedendosi dov’è realmente il suo posto nel mondo, che del suo Victor, un uomo che, solo dopo il viaggio, si palesa per quello che è, portando scompiglio e confusione nella vita della donna che a modo suo ha sempre amato. Un bel libro, avvincente, emozionante e delicato, a tratti però un po’ appesantito da una scrittura estremamente ricca di particolari.