Salta al contenuto principale

La via dei topi

La via dei topi

Fin dal suo arrivo a Buenos Aires, il nuovo console d’Italia si rende conto che si trova ad affrontare una situazione molto più complessa e delicata di quello che credeva. Il paese è in subbuglio. È il 1974 e le forze della destra, appoggiate dai militari, stanno perseguitando i militanti di sinistra, che vengono sequestrati con furgoni senza targa per poi sparire nel nulla, diventando dei desaparecidos. Tra questi ci sono anche molti italiani che chiedono assistenza al consolato. A tutto questo si aggiunge che il console viene ripetutamente messo in guardia sulla presenza nel paese di un italiano che si fa chiamare l’Ufficiale. Sembra che questo connazionale misterioso si sia messo sulle tracce dei fascisti che hanno trovato rifugio in Argentina, facendo arrabbiare molti esponenti della destra locale e non solo. Ma il motivo per cui il nuovo console d’Italia viene continuamente messo in guardia da tante parti, tra cui spicca l’invito di Licio Gelli a entrare a far parte della P2, rimane un mistero. Chi è l’Ufficiale? Perché tutti questi avvisi che a volte prendono la forma di minacce vere e proprie? E perché il console ha sempre di più la sensazione che tutta la faccenda stia prendendo sempre di più l’aspetto di una questione personale? Una spedizione alpinistica sul monte Innominato, vicino a quella famosa Via dei Topi percorsa dai fuggiaschi nazisti dopo la Seconda guerra mondiale, chiarirà alcuni interrogativi del console, lasciando però un buco nella storia degli eventi che hanno interessato il cono sud dell’America Latina di quegli anni...

La via dei topi ricostruisce con fedeltà quel periodo nefasto di lotte e persecuzioni che ebbero luogo in Argentina nella prima metà degli anni ‘70. A scrivere è l’ex console, e successivamente ambasciatore italiano in Cile Emilio Barbarani, che ha già all’attivo un altro romanzo su una storia di sangue cilena, Chi ha ucciso Lumi Videla?, edito da Mursia. Con La via dei topi, torna a raccontare il Sud America, in particolare la Buenos Aires del ‘73 e ‘74, un luogo in costante sommossa, segnato dagli scontri tra destra e sinistra e oscurato dalla nube nera di un potere militare cieco e maligno. Barbarani fa questo inserendo nel suo meccanismo narrativo elementi del romanzo politico, della spy story e del romanzo storico, e affidando la narrazione in prima persona all’appena arrivato console d’Italia in Buenos Aires. Un personaggio dal carattere istituzionale nel quale convivono un certo rispetto per il ruolo che ricopre, così come una certa carnalità e passione, che lo portano a prendere decisioni di pancia, soprattutto quando le cose si spostano dal piano diplomatico a quello personale. Anche se non mancano passaggi un po’ didascalici nelle reazioni e negli stati d’animo dei personaggi, e qualche dialogo che a volte si discosta un po’ troppo dal parlato, dalla scrittura di Barbarani prende forma una storia avvincente che, anche nei momenti in cui si fa più speculativa, riesce a convincere il lettore a proseguire la lettura per vedere dove vanno a finire i due fili del racconto: da una parte c’è la storia del console d’Italia, del suo passato che si mischia al suo ruolo istituzionale, dall’altra il mistero dei nazisti che scomparvero nel nulla dopo la Seconda guerra mondiale.