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La donna del Caravaggio

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Venerdì 29 luglio 1605: è notte quando il notaio Mariano Pasqualoni, in forze presso il Tribunale del cardinal vicario, entra nella cancelleria della corte criminale del governatore di Roma, asserendo di essere stato “assassinato” dal pittore Michelangelo da Caravaggio. Poco prima, infatti, passeggiava tranquillo in piazza Navona assieme al suo amico (anche lui impiegato presso la Curia) Galeazzo Roccasecca, quando fu raggiunto a sorpresa da “una botta in testa dalla banda di dietro”: cascò subito per terra, ferito, ma non riuscì realmente a riconoscere il suo aggressore. Pasqualoni non aveva però alcun dubbio sulla sua identità, dato che con il Caravaggio aveva delle questioni in sospeso a causa di un alterco di qualche sera prima sul Corso, di fronte a nobili e prelati che passeggiavano tranquilli, quando il pittore difese a gran voce l’onore di una certa donna chiamata Lena. Appurate le ferite, il Pasqualoni viene spedito a medicarsi, mentre l’amico Roccasecca racconta - e conferma - la sua versione del fattaccio; pare sia stato proprio il Caravaggio a sferrare il colpo al notaio, anche se non si riesce a ricordare se con “spada o pistolese” (entrambi nascosti dal mantello), per poi fuggire a ripararsi nella dimora del cardinal Francesco Maria Bourbon Del Monte, che tutti sapevano essere il suo protettore. Il Caravaggio non è nuovo a comportamenti del genere; più volte si è trovato ad aggredire con la spada per difendere la sua reputazione e la sua arte, tanto che aveva promesso solennemente al governatore di Roma che si sarebbe trattenuto dal vendicarsi delle provocazioni subite. Stavolta però, sembra che non sia il suo onore ad essere stato messo in discussione, ma quello di una certa Lena “donna di Michelangelo”, come l’aveva definita il Pasqualoni. Lena, altri non è che Maddalena Antognetti, figlia secondogenita del defunto Paolo de Rossi Antognetti, mercante piuttosto famoso in vita, la quale, caduta in rovina dopo la morte del padre, non ha avuto altra scelta che diventare cortigiana assieme a sua sorella Amabilia, detta Pilla. Perchè il notaio ce l’avrebbe tanto con lei? Si può ipotizzare, dall’analisi dei comportamenti dell’uomo, che egli non abbia mai avuto interesse a violare le rigide leggi morali dell’epoca - leggi che egli stesso era deputato a far rispettare - e che non frequentasse dunque le case delle cortigiane, come invece sbirri e bargelli, al servizio dei tribunali, erano soliti fare. Escluso il “movente” sentimentale, e quindi una presunta competizione col Caravaggio per accaparrarsi Lena, quali sono allora le colpe della donna? Intanto, dato il clamore suscitato dall’episodio di piazza Navona, al Caravaggio non resta che darsi alla macchia per sfuggire alla giustizia…

Personaggio controverso e indubbiamente molto scomodo, Maddalena Antognetti detta Lena - o anche “la Roscina” per via della sua fulva chioma ramata - fu una delle più importanti modelle del Caravaggio, avendo prestato il suo volto e il suo corpo ad alcune delle Madonne e delle Sante più famose del “pittoraccio” (come veniva apostrofato l’artista a causa del suo carattere irascibile)- come la Madonna del serpe e la Madonna dei pellegrini - a Maria Maddalena e Santa Caterina. Nonostante, attraverso leggi molto ferree, l’alto clero vietasse ai pittori di utilizzare i volti delle meretrici per ritrarre immagini sacre (salvo poi divertirsi con le cortigiane in grandissimo segreto, in un crescendo di corruzione e intrighi degni della migliore soap), il Caravaggio ha sempre sfidato le convenzioni: quando la Madonna dei pellegrini - o Madonna di Loreto - fu esposta sull’altare della chiesa di Sant’Agostino, dove tuttora si trova, grande fu il clamore e lo schiamazzo di pubblico. Difendendo Lena, il Caravaggio non difende solo una “cortigiana onesta”, ma l’intero concetto della sua arte, improntata alla raffigurazione di corpi naturali, di una fisicità quasi primitiva, passionale, in luogo di quella elegante e stereotipata utilizzata all’epoca dalla maggior parte dei suoi colleghi. Possiamo dividere il corposo saggio di Riccardo Bassani idealmente in tre parti: nella prima veniamo a conoscenza della biografia di Maddalena, tenuta segreta per moltissimo tempo, dato i rapporti che intratteneva (sempre in presunto segreto) con alti prelati e uomini di legge che la corteggiavano, spesso e volentieri la vessavano, e in molti casi la proteggevano. La parte centrale, con la postfazione di Fiora Bellini, è una carrellata delle opere che vedono Maddalena protagonista, corredata da belle illustrazioni. Infine ci sono i dossier, 153 in tutto, gran parte sono inediti, scovati da Bassani presso l’Archivio Storico del Vicariato di Roma e l’Archivio di Stato; la maggior parte sono documenti giudiziari, a riprova di quante volte la povera Antognetti sia finita davanti a un giudice. La tormentata vita della donna viene ricostruita con dovizia di particolari, e con una nutrita (e scoraggiante) quantità di note a piè di pagina; il pregio di questo saggio, tuttavia, è che è piacevolmente romanzato. Un’opera che denuncia una società profondamente ipocrita e corrotta, nonché la terribile condizione in cui versavano le donne, soprattutto quelle povere e non sposate prive di protezione, costrette a prostituirsi e ad essere così escluse dalla società, nonché esposte al sollazzo di uomini senza scrupoli. Non è la prima volta che Riccardo Bassani e Fiora Bellini si occupano del pittoraccio: nel 1994, sempre Donzelli editore, pubblica Caravaggio assassino, un saggio controverso che già allora pose la domanda se la donna che avesse prestato il volto alla discussa Madonna di Loreto fosse proprio quello della Antognetti: ora, con La donna del Caravaggio, il campo è finalmente sgombro da equivoci.