
Nata negli ultimi decenni dell’Ottocento in Serbia (gli europei dell’Est erano già considerati inferiori rispetto alla stirpe germanica anche in Svizzera, dove ha studiato), claudicante (o “deforme” come sentì dire dai propri genitori che consideravano la sua malformazione all’anca come un difetto vincolante per la sua futura vita di donna, moglie e madre), con un’intelligenza fuori dal comune e la forte volontà di metterla a frutto (è tra le primissime donne ad iscriversi al corso quadriennale di fisica e matematica del Politecnico di Zurigo), Mileva Maric fin dai primi anni della sua giovane vita ha dovuto fare i conti con l’imposizione dell’essere “diversa”. Additata o allontanata, poco importa, di certo scarsamente abituata ad avere amici che non fossero i suoi amati libri, fu sempre costretta a fare i conti con i pregiudizi, che non costituirono però un limite, decisa com’era a superarli. Caldamente supportata dal padre, in questa ferrea volontà di dedicarsi al suo amore per la fisica, viene osteggiata pure dal suo insegnante, il professor Heinrich Martin Weber, che però sarà poi costretto ad ammettere la grandezza della sua mente e delle sue capacità. Era decisa a non fermarsi davanti a niente, Mileva Maric, per gli amici Mitzi, ma non aveva ancora fatto i conti con l’amore e con la capacità di attirare l’attenzione di un suo compagno di corso, quel signor Einsten che continuava a trovarsi tra i piedi, con insistenza…
La ricostruzione della vita della prima moglie di Einstein, di cui fino a qualche tempo fa non si sapeva quasi nulla, è, per ammissione della stessa scrittrice, in parte romanzata e in parte basata su alcuni documenti reali, compreso un carteggio privato fra i due coniugi tornato alla luce e pubblicato nel 1987. “La donna di Einstein ‒ afferma, comunque, Marie Benedict ‒ è e resta prima di tutto fiction” e forse solo con questa consapevolezza si riesce a superare l’improvvisa antipatia che sorge spontanea nei confronti della figura di Albert Einsten, descritto come un uomo ambizioso e desideroso di apparire, a scapito della brillante figura della Maric e solo perché donna e quindi da tenere un passo indietro. Con la sua storia ben congegnata, Marie Benedict si inserisce con attenzione e grande efficacia nel vivace dibattito del mondo scientifico della fisica che si chiede, purtroppo al momento senza risposte certe, che tipo di ruolo possa aver avuto questa donna nel lavoro dello scienziato: spettatrice, cassa di risonanza, responsabile della parte matematica dove lui era carente o punto cruciale di tutta la ricerca? Se di Mileva Maric non si conoscono molti dettagli della vita, ancor meno si sa di lei come studiosa di fisica. Ma si tratta indubbiamente di una figura molto interessante. Un libro perfetto per chi ha amato la serie TV Genius (interpretata da Geoffrey Rush e Johnny Flynn nel ruolo di Albert Einstein, da Emily Watson e da Samantha Colley proprio nel ruolo di Mileva Marić), andata recentemente in onda su National Geographic.