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La famosa invasione degli orsi in Sicilia

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Nel tempo dei tempi, in Sicilia, vivevano gli orsi. Se ne stavano nelle caverne, mangiando le castagne, i funghi e le bacche che trovavano sui monti. Stava proprio cercando funghi, il Re Leonzio, quella mattina che due cacciatori gli rubarono il figlio. Lo chiamò forte – Tonio! Tonio! – ma rispose soltanto l’eco delle caverne. È venuto poi un inverno insolitamente freddo, la neve ha coperto ogni cosa e gli orsi non avevano da mangiare a sufficienza. Hanno così deciso di scendere a valle, dove abitano gli uomini, perché il fumo dei comignoli che si vede da lontano fa immaginare che ci sia del cibo laggiù, a cuocere sul fuoco. Re Leonzio pensa che quella può essere anche una buona occasione per ritrovare suo figlio. Intanto, presso gli uomini, l’astrologo di corte, professor De Ambrosiis, profetizza che dai monti scenderà un esercito invincibile, che appunto sconfiggerà i soldati del Granduca, tiranno della Sicilia. De Ambrosiis paga cara la sua profezia: il Granduca - senza fare distinzione tra il malumore che gli procura quel presagio e chi quel futuro ha presagito – fa frustare l’astrologo e lo caccia dal palazzo. De Ambrosiis, per riguadagnare il favore del tiranno, passa dalla parte degli orsi, con l’intenzione di batterli fingendosi loro amico...

Ma gli orsi sono orsi appunto, non assomigliano agli uomini. O forse sì? “Ignoravano gli orsi (...) chi fossero veramente gli uomini” e come spesso accade quando si legge Dino Buzzati, anche noi finiamo per perdere sicurezza su chi siamo, quale discrimine c’è tra le diverse forme di vita e quella che è toccata in sorte alla nostra specie. Di certo gli orsi dovranno poi tornare al bosco, perché a frequentare gli uomini si finisce per prenderne i vizi peggiori. Pubblicata sul “Corriere dei Piccoli” dal gennaio del 1945, a puntate, questa storia in origine aveva un’altra ambientazione, toscana. Protagonisti sempre gli orsi, accompagnati dai disegni dell’autore che si ritrovano anche in questa edizione. Ma in seguito alle vicende politiche di quel 1945, il “Corriere dei Piccoli” cambiò nome in “Giornale dei Piccoli”, dopo un mese di assenza dalle edicole: le novità imposte dall’alto comportarono un taglio a tutti i personaggi storici del Corrierino, tra i quali anche gli orsi di Buzzati. Da quel distacco, nasce poi il romanzo. La lingua è musicale, da cantastorie, il passo è quello della leggenda. Piacerà a grandi e piccoli, persino a chi conosce già questa storia grazie al bel film di Lorenzo Mattotti. Astenersi gatti mammoni e cinghiali di Molfetta.