
C'era una volta un paese, chissà dove e chissà quando, in cui tutti, ma proprio tutti, erano felici. Il segreto di questa generalizzata felicità era una “cosa” chiamata Caldomorbido. Alla nascita ogni bambino ne riceveva uno in dono, chiuso in un sacchetto. Come una raffinata coperta di Linus, il Caldomorbido restava sempre in contatto con la persona a cui era legato e offriva benessere e protezione, mutando all'occorrenza di forma e colore. Le persone se li scambiavano di continuo perché anche dare e ricevere Caldomorbidi era un’inesauribile fonte di piacere. Inesauribile... così sembrava, almeno. Finché una strega, incattivita dalla felicità generale – è piuttosto complicato piazzare filtri e pozioni in mezzo a gente beatamente soddisfatta di sé e del mondo –, non decise di spargere la voce che i Caldomorbidi non sarebbero bastati per tutti. Una cappa opprimente di sospetto e inquietudine calò su quel paese. Nessuno era più disposto a donare Caldomorbidi. Molti si ammalarono per carenza di calore e contatto e a nulla valsero i rimedi truffaldini della strega, compresa la trovata dei Freddoruvidi, ingannevoli succedanei dal nocciolo gelido e pungente. Il caso volle allora che a rovinare i piani della strega fosse una giovane donna dalle forme felliniane che, capitata da quelle parti, cominciò a regalare Caldomorbidi senza preoccuparsi di rimanere senza. E fu così che prima i bambini, poi i grandi, seguendo il suo esempio, ricominciarono l’“amoroso scambio” e tutti (o quasi) tornarono a sentirsi amati e felici...
Scritta nel 1969 dallo psicologo Claude Steiner, La favola dei Caldomorbidi (Warm Fuzzy Tale) sta tra un apologo sull’amore universale, un pamphlet contro la concorrenza sleale di maghi e astrologi, e un abbecedario delle emozioni per i lettori più piccoli. “Alfabetizzazione emotiva” la chiamano gli psicologi, ed è un cavallo di battaglia della controversa Analisi Transazionale. Steiner infatti è stato uno stretto collaboratore di Eric Berne, lo psicologo canadese, già analista di Joan Baez, al quale si deve la codificazione dell’Analisi Transazionale. Questa teoria psicologica rappresenta una sorta di superamento della psicoanalisi freudiana in chiave relazionale e ha avuto una prima e ampia diffusione negli anni Settanta: inizialmente scoperta dall'editoria americana e poi banalizzata fino a farla apparire una teoria senza applicazioni terapeutiche, adatta perlopiù alla formazione dei venditori. Ma non serve avere dimestichezza con le tesi di Berne per apprezzare questa elegante edizione di Artebambini. Ed il merito va soprattutto alle illustrazioni di Antongionata Ferrari che enfatizzano magistralmente la carica emotiva dei colori e delle forme. Non era impresa facile dare sostanza agli impalpabili Caldomorbidi e narrare per immagini una vicenda che si sviluppa attraverso sottili mutamenti degli stati d'animo – date un’occhiata alla bellissima tavola che descrive l'andatura curva e l'incipiente appassimento delle persone in “crisi d’astinenza” da Caldomorbidi. Unica nota un po’ stonata il finale dell'adattamento italiano, che suona moraleggiante e soprattutto cancella del tutto il conflitto (e la conseguente incertezza sull’esito) descritti nella versione originale tra le leggi emanate dai grandi per proteggere la società dalle idee sovversive della donna e la beata incoscienza dei bambini – è proprio il caso di dirlo – che si affidano soltanto alle proprie emozioni. Eccesso di adattamento?