
Fra le “dieci scelte urgenti per un presente migliore” ci sono diversi bivi. Uno di questi prevede di preferire la fede alla speranza. Se quest’ultima, infatti, spesso diventa “una stampella emotiva per chi non ha il coraggio di reggersi in piedi”, la fede appare come la forte convinzione morale a perdonare, accogliere l’umano, cioè noi stessi. Non è semplice, nel mezzo della crisi morale, economica e politica dell’Occidente, ma è l’unico modo per creare e condividere bellezza. A un bivio successivo potremmo trovarci a scegliere fra dignità e orgoglio. Pensiamo a un evento che prima del 2020 non sarebbe potuto accadere: in un video, diffuso da un’azienda tecnologica, un robot intento a eseguire lavori manuali viene preso a bastonate e sediate da due uomini. I commenti degli spettatori si dividono fra chi si preoccupa di aver creato un precedente alla futura vendetta di umanoidi e chi si sorprende a provare sdegno per quella umiliazione. Il sentimento della dignità, infatti, nasce spesso dalla rabbia, da un’esperienza dolorosa e si manifesta da sempre anche durante le rivolte di massa (ma anche in maniere inedite in questo tempo così complesso). In ogni caso, è sempre più umano dell’orgoglio che, invece, continua a dividere i popoli e difficilmente avrà la forza di cambiare il mondo. Un altro incrocio ci suggerisce che è possibile scegliere la forza anziché il potere: significa contrastare il “nuovo fascismo” che attacca la donna (così come la parte femminile presente negli uomini) e la straordinaria capacità delle donne (così come di alcuni uomini) di resistere alle tensioni, alle offese, all’odio, persino alla morte. E, alla fine del percorso, sarà quasi naturale scegliere l’amicizia e scegliere di stare insieme…
Di questo nuovo saggio di Ece Temelkuran colpisce e consola il fatto che sia centrato sul presente. Viviamo un’epoca complessa, attuare cambiamenti di rotta quando la meta è sfocata è pressoché impossibile; ecco, allora, che la saggistica sembra tendere continuamente verso il futuro, per rivolgersi giustamente verso le nuove generazione, oppure rasentando la fantascienza. Le dieci scelte che ci offre la giornalista e scrittrice turca sono invece “urgenti” e richiedono la consapevolezza e il coraggio per agire, appunto, nell’urgenza del presente. Temelkuran, che in precedenza ha scritto anche romanzi e continua la sua attività giornalistica in aperto contrasto con la cattiva politica, sia del suo paese sia a livello globale, ci fornisce una mappa che si può leggere in più modalità. In senso etico, ci accompagna verso le domande più giuste per comprendere e contrastare il male multiforme che affligge le società; in senso geopolitico, aiuta a capire che, ovunque, la polarizzazione del discorso politico porta esclusivamente verso l’odio. E lo fa con un linguaggio che ha la capacità di colpire trasversalmente le generazioni, compresi coloro che non hanno conosciuto il mondo prima della globalizzazione e prima dei rigurgiti fascisti, sessisti e razzisti a cui stiamo assistendo. Il primo passo è dunque conoscere e comprendere parole nuove, gentili e sensibili, per imparare a pensare e immediatamente agire bene. Si tratta di un linguaggio che davvero coinvolge e scuote; e ciò accade senza slogan e trucchi, ma in modo “gioioso”, come ha commentato lo scrittore Andrew Sean Greer, e con “inaspettata ironia”, secondo Roberto Saviano.
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