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La figlia unica

La figlia unica

È l’ultima ora di lezione prima delle vacanze natalizie e tutta la classe pende dalle labbra della professoressa Emilia Gironi, sta leggendo ai suoi alunni il libro Cuore. Nessuno sente bussare alla porta. L’alunna Rachele Luzzatto deve presentarsi dalla preside con zaino e cappotto. La ragazzina si alza e si prepara, è alta con i capelli ricci e gli occhi luminosi, proprio graziosa. Enrico un ex studente la accompagna. La Preside non è in ufficio, sarà indaffarata con la recita di Natale, che è stata fonte di discussioni in casa Luzzatto. Infatti, a Rachele hanno proposto di impersonare la Madonna e suo padre, di fede ebraica, si è decisamente opposto. La segretaria di suo nonno ha chiamato la scuola per comunicare che Rachele non tornasse a casa sua, invece, deve recarsi allo studio legale del nonno, perché i genitori rientreranno tardi dal viaggio fuori città. Si avvia a piedi, conosce la strada, però fa un giro largo non vuole rischiare di incontrare la professoressa Gironi. Il libro Cuore l’ha emozionata e non è pronta a parlarne con lei. La mancata partecipazione alla recita le suscita tante domande e tanti perché. Come mai suo padre, che la adora, è stato così categorico nel negarle questa occasione? Sarà perché si deve preparare al suo Bat Mitzvah? Gli studi in sinagoga le piacciono, l’ebraico lo impara con facilità ed è ben consapevole dell’importanza di questa cerimonia, è l’ingresso nel mondo degli adulti, come sottolinea suo padre. Però lo vede strano da un po’ di tempo e questo viaggio fuori città, nasconde qualcosa.....

La figlia unica - il romanzo che Yehoshua definisce di congedo dai suoi lettori - è un regalo per l’Italia. È una delle poche volte che la trama si svolge fuori da Israele. D’altra parte, con l’Italia lo scrittore ha un legame speciale. Ci è venuto tante volte, ne conosce i profumi, la bellezza dell’arte, ma soprattutto ammira il fatto che la cultura è diffusa in tutto il Paese. Per questo ricreare le città del nord e i paesaggi montani del libro gli è stato facile. La scintilla che ha spinto l’autore a scrivere questa storia è stata la tesi su di lui di una dottoranda di origine italiana, all’Università Bar Ilan di Tel Aviv. Nel lavoro si analizzavano i motivi per cui la letteratura israeliana abbia tanto successo in Italia, colmando un vuoto, partendo dalla “traduzione culturale” prendendo in esame quattro dei suoi romanzi. Fino agli anni Ottanta gli editori italiani rifiutavano i libri di scrittori israeliani come Yehoshua, Oz, Grossman. Poi dopo la guerra in Libano le cose sono cambiate e la loro diffusione è stata ampia. Perché questi autori hanno espresso una profonda e motivata critica nei confronti della politica israeliana. Hanno espresso una posizione ideologica di autocritica nei confronti degli ebrei e di Israele, pur rimanendo patriottici. Al centro del romanzo c’è una ragazzina, Rachele Luzzatto, dodicenne, curiosa e intelligente, figlia unica di una ricca famiglia di avvocati ebrei per parte di padre, di un nonno cattolico e una nonna atea da parte di madre. La struttura solo all’apparenza semplice ha un arco temporale di pochi giorni. Rachele ha tante persone intorno, che decidono per lei, ma in pochi si soffermano ad ascoltare i suoi pensieri e le domande spiazzanti di una ragazzina che cresce, spesso sola. Lo stile asciutto di Yehoshua esalta il carattere di questa protagonista che, seppur con una vita agiata, ha bisogno di un affetto concreto, che la aiuti a consolidare la sua identità. È la storia di un matrimonio misto, come ce ne sono in tutto il mondo ebraico, anche fuori da Israele. In Italia, sebbene la comunità ebraica sia molto piccola, in rapporto alla popolazione, questo ha creato una sorta di tensione, nel padre di Rachele. Lui ha paura che la figlia possa essere condizionata e di conseguenza identificarsi con la religione cattolica. Ecco perché le vieta di partecipare alla recita di Natale. Come mantenere la fede in un paese completamente cristiano e cattolico, con chiese ad ogni angolo? Come vivere e come mantenere la propria identità ebraica? È questo il fil rouge del romanzo. Nel libro il padre di Rachele deve affrontare un’operazione importante e lei ha paura. Lui è una guida e lei ne ha bisogno per raggiungere una maturità che non ha ancora acquisito. L’autore ne descrive lo struggimento e non è la prima volta che narra di una ragazza di circa 12 anni, l’ho fatto anche ne L’amante, il suo primo romanzo. Yehoshua entra nel suo animo, durante il periodo natalizio, quando la delicata operazione del padre è imminente. Rachele si trova nel mezzo, tra la famiglia dei nonni materni che adora, che si preparano a celebrare il Natale e gli altri parenti ebrei. È un piccolo laboratorio questo romanzo per la questione dell’identità ebraica: come cambia, da dove arriva e cosa le sta succedendo. Un’altra voce importante nel libro è quella di Edmondo De Amicis. Il libro Cuore, che si legge tra l’infanzia e l’adolescenza in Italia, è stato fondamentale per Yehoshua, tanto da spingerlo a diventare uno scrittore. Quando aveva sei o sette anni suo padre glielo leggeva e grandi erano coinvolgimento e commozione. Lo stesso sarà per Rachele. La lettura di Cuore la aiuterà a prendere una fondamentale decisione per il suo futuro: chi vorrà essere e dove andrà a vivere.