
Stati Uniti, primo Novecento. Jack Knox è un avvocato penalista e Miss Margery Fleming si rivolge a lui in cerca di un consiglio quando suo padre, Mr Allan Fleming, pezzo grosso del Dipartimento del Tesoro e uomo politico senza scrupoli, scompare. Gli confida di essersi rivolta a lui per pura combinazione: ha aperto l’elenco telefonico alla sezione avvocati, ha chiuso gli occhi e puntato il dito a caso. Mr Fleming se n’è andato in gran segreto da dieci giorni senza far sapere nulla di sè. Nei giorni precedenti la scomparsa era molto irritabile e sgarbato, e si è anche dimenticato del diciannovesimo compleanno dell’adorata figlia. Anche il fidato maggiordomo è scomparso senza lasciare traccia. Knox, affascinato e colpito dalla bellezza della fragile e spaventata Miss Fleming, accetta di farsi carico della risoluzione del mistero, non senza prima schermirsi per le sue scarse doti investigative. Raggiungono quindi il compromesso di coinvolgere un detective, nonostante le di lei reticenze nel rivolgersi alla polizia, vista la posizione politica delicata del padre. Tra gli scarsi indizi che ha da offrire, Miss Fleming ha portato con sé un foglietto su cui è annotato il numero “1122”: lo ha trovato appuntato con uno spillo al cuscino del genitore la notte dopo la sua scomparsa, quando sentendo dei rumori in casa e pensando con sollievo che si trattasse di lui che stava rincasando, si è alzata a cercarlo. Tuttavia non riesce a comprenderne il significato…
Romanzo poco noto dalla poliedrica penna di Mary Roberts Rinehart, La finestra sulla notte conserva nello stile una sbiadita influenza vittoriana – propria della produzione letteraria di fine Ottocento – soprattutto nel meccanismo narrativo e nella trama: un mistero intricato in cui i dettagli si aggiungono poco a poco e la cui risoluzione è raggiunta tramite il ragionamento, la deduzione e la logica, a differenza dei gialli contemporanei in cui il grosso del lavoro è fatto da scienza e tecnologia a supporto del percorso investigativo. Anche quest’opera rientra nella categoria “Had-I-but-known” (Se avessi saputo) di cui la Rinehart è considerata caposcuola: il protagonista ripercorre in seguito le vicende con una consapevolezza che non aveva al momento dei fatti e che avrebbe cambiato le sorti della storia. Un interessante espediente narrativo che però conferisce insicurezza e al personaggio e lo rende un po’ affettato. La trama gialla, inoltre, è infiltrata da un intreccio (troppo) romantico, altro aspetto tipico dei romanzi della Rinehart, in cui una “fanciulla in difficoltà” deve essere salvata dall’inesperto eroe del momento, caratteristica che può non essere accolta favorevolmente dai puristi del poliziesco, anche perché va a smorzare i risvolti drammatici delle vicende. A latere, comunque, vengono trattati temi importanti: libertà, desiderio di esperienze nuove, i sogni che non hanno età, politica, denaro, corruzione, droga. Una trama cauta e lineare, senza grossi colpi di scena, un romanzo datato ma tutto sommato godibile per chi ama il genere.