
Mentre si arrampica tra le rocce, l’aria sottile non sembra sufficiente a sfamare i polmoni di Guido. E dire che, se ora si trova lì, a fare un’immane faticaccia, è tutta colpa di quella maledetta mummia. Leggendo notizie a proposito dell’Everest, si è chiesto spesso cosa si volesse intendere parlando di mummie e di cadaveri congelati e perfettamente conservati. Ha anche visto alcune foto in cui, sotto il piumino, per esempio, si potevano scorgere parti di scheletro già completamente scarnificato. La sua curiosità si è accesa ed ecco perché, quando Eros ha insistito per organizzare una ferrata fino al luogo in cui tre anni prima è stato trovato il cadavere mummificato “dell’alpinista gentiluomo”, Guido non ha resistito e ha accettato. E ora non fa che darsi del deficiente e insultarsi tra i denti, mentre sceglie con attenzione i punti cui appoggiarsi lungo la ferrata. Il ghiacciaio, nel suo lungo e inesorabile movimento verso valle, ha sputato fuori il cadavere, che è stato individuato per la prima volta da escursionisti di Vercelli che, in una mattina d’estate, stavano traversando in cordata la zona. Il morto aveva la schiena dritta, occhiali da aviatore, una sciarpa scozzese rossa e i capelli al vento. L’operazione di recupero non è stata semplice e i giornali locali hanno seguito passo dopo passo l’avventura dell’alpinista gentiluomo, così soprannominato per le cifre ricamate sui suoi abiti e il bellissimo orologio d’oro anni Quaranta al polso, anch’esso con le iniziali incise. Guido in questo momento sta osservando il punto preciso in cui il cadavere è stato recuperato. Sopra di lui il ghiacciaio risplende al sole, potente e magnifico. Non c’è nulla da fare. Nonostante la fatica, ogni volta che sale in montagna, Guido si sente bene. I suoi problemi, e ne ha parecchi, restano a valle e l’aria ghiacciata è per lui il balsamo più potente...
Terza indagine per il giardiniere Guido, fantastico personaggio scaturito dalla fantasia e dalla penna di Linda Tugnoli – autrice e regista di documentari che vive tra Roma e la campagna sabina, dove abita in un casale nel quale può dare libero sfogo alla sua passione, il giardinaggio – che riporta sulla carta le imprese di figure singolari e interessanti, a cui il lettore si è già affezionato nel corso dei due precedenti romanzi. Ecco che il Carlino, Giovannino, l’Osvaldo e tutta l’intera brigata accompagnano Guido in una nuova avventura che, a differenza delle precedenti, questa volta non prende l’avvio dal ritrovamento di un seme, una foglia o qualunque altro elemento botanico, ma da un oggetto che viene ritrovato ai piedi di un ghiacciaio. Si tratta di un orologio, e la curiosità di Guido viene stimolata da questo ritrovamento. Il giardiniere vuole andare a fondo e, soprattutto, capire perché le figlie del probabile proprietario dell’orologio escludono ogni collegamento, in maniera così categorica da diventare sospetta. Il desiderio di scoprire la verità e di far luce su una situazione che si colloca indietro nel tempo stuzzica quindi l’indole investigativa di Guido che, incredibile ma vero, è disposto anche ad allontanarsi dalla sua adorata Valle Cervo e ad arrivare fino a Pisa, pur di trovare il bandolo di una matassa parecchio ingarbugliata. La Tugnoli confeziona l’ennesimo giallo avvincente e ben costruito, in cui colpi di scena e tensione sono ben calibrati e contribuiscono a mantenere il livello di attenzione del lettore sempre altissimo. Un intreccio appassionante supportato dall’abilità della Tugnoli nel mostrare, con il solo ausilio delle parole, immagini, colori, odori e sensazioni. Le pagine scorrono via rapide e sembra di percorrere la stessa ferrata, visitare la stessa villa disabitata e passeggiare nello stesso bosco in cui si muove Guido, figura sensibile e sempre più interessante, custode di un mondo interiore che non si vede l’ora di conoscere nel profondo.