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La forza dei forti

La forza dei forti

In un incavo tra grandi rocce, l’anziano Barbalunga sta cenando innanzi al fuoco, in un’epoca sospesa tra passato e passato remoto: il pasto è a base di un grande orso che è stato appena abbattuto. Attorno a lui i due nipoti ed un loro amico, tutti giovani uomini. Il vecchio saggio racconta loro delle origini della loro tribù, quella dei MangiaPesce, che in una lunga fase iniziale erano davvero stupidi. Non conoscevano il segreto della forza: ognuna delle trenta famiglie viveva per conto suo e pensava solo a sé stessa. Fu a seguito delle umiliazioni e devastazioni (con perdite di uomini, donne, bambini e derrate alimentari a iosa) subìte per opera della tribù rivale dei Mangiacarne - che invece erano a tal punto uniti tra loro da ritrovarsi dieci volte la loro potenza d’attacco - che i Mangiapesce cominciarono a imparare la lezione. Venne creata una società compatta, che si reggeva su leggi chiare e sull’elezione a maggioranza di un capo, che fungesse anche da Giudice. Ma crepe e squilibri iniziarono dopo non molto tempo a manifestarsi anche in siffatto sistema sociale, non appena creatosi il denaro: alcuni uomini iniziarono a mettersi volontariamente a servizio di coloro che lo detenevano, prestando il proprio lavoro in cambio di alcune monete…

Si tratta di un racconto di Jack London datato 1911: lo arricchiscono le immagini di Roger Olmos – molto forti, quasi impressionistiche. Di valore anche la traduzione di uno dei più esperti conoscitori di London, Davide Sapienza. La casa editrice vuole con questo racconto inaugurare la collana “La capsula del tempo”, con il fine di far riflettere i giovani lettori su possibili errori capitali commessi dal mondo nel passato, e potersi preparare in tal modo meglio al futuro. Il valore, consistente, di quest’opera è soprattutto in ciò: di per sé il racconto sarebbe piuttosto statico, è poco più di un apologo: ma i suoi significati, se si considera che è stato scritto più di un secolo fa, sono di un’attualità sconcertante, tanto da far rabbrividire più d’una volta durante la lettura. Ponendosi volutamente in un’epoca remota e tribale, London estremizza contrasti che sono però propri di ogni epoca, ingiustizie sociali dettate dall’homo homini lupus ora come allora, essendo mutati solo gli strumenti e le situazioni in cui ciò si verifica ma non certo il carattere e la mentalità degli esseri umani, soprattutto in quanto animali sociali, con le loro contraddizioni spesso letali. I lettori che non conoscono London (!?) - magari i più giovani - potrebbero pensare che il racconto sia stato scritto ora, visto che molte fasi della storia fanno pensare alle ultime, grandi e divisive situazioni vissute dall’ordine mondiale, quali la guerra in Ucraina o la pandemia di COVID-19 e agli acerrimi contrasti sviluppatisi tra i civili e tra i rispettivi governi al riguardo.