Salta al contenuto principale

La furia degli uomini

lafuriadegliuomini

Vicino Trapani sabato 29 giugno 1991 si era svolto un summit tra capi di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta decidendo di allearsi, di contrastare il maxiprocesso con determinazione e di cominciare con l’eliminazione del neonominato procuratore della Cassazione Antonino Scopelliti (quando Matteo Messina Denaro chiede se sono tutti d’accordo, tutti i presenti annuiscono); la furia degli uomini inizia il suo viaggio in direzione Piale; in Calabria il 9 agosto due uomini in moto eseguono, sparandogli in auto due colpi di fucile alla testa. In Lombardia il giorno dopo, in una lussuosa villa piena di oggetti preziosi e simboli massonici, sette potenti commentano le prime pagine dei giornali, considerando opportuno e funzionale quanto accaduto: sono l’imprenditore di successo Salvo Brasotti, proprietario di un impero finanziario di centinaia di società controllate dalla holding MetroFin, il suo più caro e fidato amico Mariano d’Urzio, presidente e proprietario di Costruire Italia, un magistrato della Procura milanese, un generale dei Carabinieri, un notaio e un commercialista ricchi e ammanicati, oltre al padrone di casa Rizzardi Leuti, simpatie all’estrema destra e agganci internazionali, in Svizzera pure la Fimo di Chiasso si lamenta per i rischi che il maxiprocesso riduca i traffici e il lavaggio del denaro. Suggerisce di riprendere il piano Borghese, aggiornandolo ai tempi, per bloccare i partiti popolari: destabilizzazione e ghettizzazione geografica dei grandi partiti, annullamento della capacità di rappresentazione e di mediazione degli interessi generali, evoluzione della mafia (che finanziano) in associazione affaristica di stampo finanziario (dopo che Riina avrà eliminato anche Falcone e Borsellino). Indipendentemente da ciò, il mese dopo l’onesto agente dei Servizi Francesco Mauri arruola in Istria come informatore il criminale detenuto Maro Jocovic e due marescialli nelle Marche un vero fascista. Storie d’Italia…

L’esperto scrittore Ezio Gavazzeni (Milano, 1959) ci racconta pezzi decisivi della nostra storia come in un romanzo, narrazione avvincente in terza persona varia perlopiù al passato. Non a caso la presentazione è di Salvatore Borsellino che spiega: “Sono rimasto in silenzio per parecchio tempo dopo la morte di mio fratello”, fino al 15 luglio 2007 quando scrisse una lettera aperta su quelle stragi di Stato ma la situazione non appare cambiata; “vedo gli stessi silenzi, quel muro di gomma, che hanno dovuto subire” tanti partenti delle vittime, coi quali lui stesso ha promosso il Movimento delle Agende rosse, con la cui sparizione si chiude il romanzo; dopo decenni non è stato ancora nemmeno istituito il processo in merito. La fantasia documentata può esplicitare alcuni di quei vuoti. La prima parte del testo (“le parole degli uomini”) è distinta in sedici capitoli (numerati con lettere romane) e arriva al 30 gennaio 1992, alla sentenza definitiva della Prima sezione della Corte Suprema di Cassazione che chiude il maxiprocesso di Palermo con 360 condannati su 475 imputati, 2665 anni di carcere, 19 ergastoli (i partecipanti alla riunione di fine giugno, alcuni in contumacia e latitanti) e 11 miliardi e mezzo di multe; poi, in parziale epilogo, vi sono due telefonate del 6 febbraio, una del confidente collaboratore di giustizia che annuncia le future stragi, l’altra anonima che annuncia le bombe piazzate e rivendicate dalla Falange Armata a Catania. La seconda parte (“La furia degli uomini”, titolo anche complessivo della verosimile fiction) è distinta in tredici capitoli (contrassegnati da parole o locuzioni latine) e copre il periodo dal 20 febbraio 1992 con i duecento chili di T4 a Termine Imerese (“Requiem Aeternam”) al 20 luglio alla sede del SISDE di Palermo quando si capisce definitivamente che c’entra il SISMI (“Lux aeterna”). Il centinaio di sintetiche efficaci note finali aiuta a districarsi con fatti e definizioni. Alcol alla bisogna. Nel bar di Zagabria il juke box fa ascoltare Why di Annie Lennox e Mysterious Ways degli U2, fili conduttori, whodunit.