
Questo testo illuminante del 1915 - pubblicato ora per la prima volta in traduzione italiana - offre un’interessante chiave di lettura dello spirito tedesco, dell’ideologia e delle ragioni che hanno portato la Germania ad assumere un atteggiamento aggressivo verso le altre nazioni. L’opera è preceduta da una corposa introduzione di Bruno Karsenti, direttore di studi all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi, che impegna il lettore in un’analisi densa e profonda dello scritto di Durkheim. Il cuore della riflessione di Durkheim consiste nell’affermare che la guerra sarebbe un’espressione della Germania derivata da una patologia della volontà, ovvero dalla rivendicazione della Germania di essere non solo superiore agli altri Stati, ma anche – e soprattutto – di stare al di sopra di ogni altra autorità emanante dal suo stesso corpo, vale a dire innanzitutto dei suoi cittadini, della morale e della società civile. Emblematico di questo atteggiamento è il pensiero dello storico berlinese Heinrich von Treitschke (1834-1896), di cui La Germania al di sopra di tutto analizza le idee salienti, spiegandone il significato e mettendone in luce le criticità…
Il pensiero di Treitschke, che sostiene il conservatorismo e il militarismo più militante, attribuisce allo Stato una volontà che non dipende che da sé stessa; meglio, la sovranità è l’innalzamento della volontà a livello di entità statale. Lo Stato pertanto si costituisce sovranamente, cioè diventa una forza sovrana che si pone al di sopra di ogni altra autorità e quindi al di sopra di qualsiasi entità o legame che potrebbe limitarne la volontà. Conseguenza immediata di ciò è la guerra, intesa come mezzo necessario allo Stato per distinguersi dagli altri e per affermare la propria essenza, che è appunto quella di entità sovrana non soggetta ad alcun vincolo. Interessante è quindi il fatto che la guerra non deriverebbe da uno spirito bellicoso innato nel popolo tedesco, ma sarebbe l’esito naturale e necessario di una distorta idea di Stato. Non è facile pensare di scrivere – e poi concretamente farlo - una recensione di un testo di Émile Durkheim, uno dei più importanti sociologi, filosofi e storici delle religioni francesi vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Anzi, uno dei fondatori della sociologia! La sua opera e il suo pensiero sono così complessi e articolati, che non è semplice riuscire a esprimersi in modo intelligente – e da profani di sociologia – sui suoi scritti. Ma comunque molti sono gli spunti di riflessione che offre il saggio, in particolare sulla natura e sui limiti dello Stato moderno, sulla sua idea di potenza e di dominio, sul modo in cui interpreta i rapporti con le altre nazioni e autolegittima il proprio atteggiamento aggressivo verso l’esterno. Il tutto valorizzato da chiarezza e facile comprensibilità, che rendono il testo fruibile anche da chi non è pratico di sociologia né di filosofia.