
L’avvento della globalizzazione ha annullato ogni distanza e tutte le parti del mondo sembrano star sempre e contemporaneamente compresenti. Il venir meno degli steccati geopolitici ha liberato i freni inibitori della finanza, consentendole di gestire le proprie immense risorse ovunque in maniera vorace e deliberata. Ne è scaturita un’economia che ha generato la droga dell’indebitamento, le bolle speculative, il dissesto del sistema bancario, recessione e stagnazione sui mercati dei paesi più avanzati. Inoltre la globalizzazione economica ha rivelato quanto sia del tutto inconciliabile e con la democrazia politica e con lo Stato-nazione. La democrazia può convivere con lo Stato-nazione solo se poniamo vincoli alla globalizzazione. Se non lo facciamo e decidiamo di mantenere la struttura Stato-nazione dobbiamo necessariamente rinunciare alla democrazia. E se vogliamo la democrazia insieme con la globalizzazione dobbiamo accantonare lo Stato-nazione e impegnarci per favorire una maggiore guida politica internazionale. Insomma, un vero e proprio rompicapo, un autentico labirinto dal quale tuttavia è possibile uscire. Vediamo come…
La globalizzazione intelligente di Dani Rodrik - professore di Economia Politica Internazionale alla John F. Kennedy School of Government presso l’Harvard University – è un testo chiaro e fruibile da ogni lettore, pur nella complessità delle questioni trattate. La sua acuta analisi degli effetti prodotti dalla globalizzazione avvince per la capacità di raccontarci lucidamente quel che ci accade, ciò che sarebbe potuto benissimo non avvenire o accadere in altri modi. Ma anche per la tenace volontà di individuare le strade che a questo punto è auspicabile intraprendere per fare della globalizzazione una sensata opportunità di sviluppo e benessere, disciplinando la finanza, facendo convivere normative nazionali differenti, riformando il regime del commercio internazionale e facendo adattare la Cina alle regole del commercio mondiale. Un saggio di grande vigore e densità che ha il raro merito di opporre a una pars destruens una pars construens altrettanto efficace, costringendo anche l’esperto a riflettere criticamente sulle proposte messe in campo.