
Un ritornello continuo, per più di un ventennio, ovunque Totò Cascio si trovi. E questa frase, ripetuta a più voci, imputa al mondo del cinema la sparizione di Totò dai set. Eppure ha vinto un Oscar recitando nel film di Giuseppe Tornatore Nuovo cinema Paradiso, eppure ha recitato con il meglio del meglio, da Philippe Noiret a Marcello Mastroianni, da Massimo Ranieri a Bud Spencer e sempre con registi prestigiosissimi. E lui, Totò Cascio, non smentisce, né accusa: semplicemente non risponde e questo non perché non abbia cose da dire, ma semplicemente perché la verità fa male, soprattutto quando non ci si fa pace, quando non si accetta il fardello pesante e doloroso con cui dover fare i conti. Non vuole dire niente a nessuno, per paura di una reazione di compassione, che sarebbe una stilettata che va ad aggiungersi alle già notevoli difficoltà. E sì, perché a fronte di un mondo del cinema che lo invita, lo osanna e vorrebbe metterlo continuamente sotto contratto, la guerra di Totò è con una malattia che colpisce lui e suo fratello agli occhi e che progressivamente li rende ciechi. Lui è già affermato, può permettersi consulti con gli specialisti di mezzo mondo, ma a Losanna gli consegnano una sentenza troppo pesante da sopportare: la vista se ne andrà progressivamente e senza alcuna possibilità di recupero. All’inizio il suo occhio sinistro per funzionare tende a spostarsi di lato, dando origine a un leggero strabismo, ma poi, a un certo punto, cominciano le difficoltà con il leggere i copioni, con il calibrare le sue azioni sul set (ne sa qualcosa Gabriel Garko), con il giocare a pallone che pure gli piace un sacco...
Già il titolo dice tutto, anche se in realtà tutto quello che è successo non lo abbiamo mai saputo finché Totò Cascio non ha fatto pace con la sua condizione di non vedente a causa di una malattia. La gloria per lui era arrivata inaspettata, come si sa, per quel film Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore (Peppuccio, come continua a chiamarlo) in cui la magia del cinema è raccontata attraverso i suoi occhi di bambino, così sinceri e teneri da aver colpito gli spettatori in tutto il mondo, raccogliendo premi a mani basse, Oscar compreso. Per un certo periodo hanno anche rappresentato la Sicilia, richiamando nell’isola gruppi di turisti alla ricerca di quella magia. E pensare che all’inizio, nel nostro Paese, il film non ha fatto scintille! E invece ancora se ne parla, ancora lo si riguarda volentieri, al punto da essere diventato film cult indimenticabile che ha dato il la a una carriera folgorante per il regista Tornatore. Ma torniamo a Totò. Non è facile avere una spada sopra la testa che penzola e non si sa quando si staccherà definitivamente e se all’inizio ha vissuto la malattia diversamente, perché solo un bambino, quando poi progressivamente gli ha rubato quasi completamente la vista, lui ha smesso di vivere, si è nascosto al mondo, non ha rivelato a nessuno cosa gli stava capitando. Ci sono volute ore e ore di psicanalisi e un luogo che ora descrive come meraviglioso, ovvero l’Istituto Cavazza di Bologna, per riconciliarsi con il mondo e con la vita, ricominciando anche a ricercare quei contatti con il mondo del cinema di cui ha fatto parte e al quale è stato sottratto troppo presto.