Salta al contenuto principale

La leggenda del Lago di Carezza

La leggenda del Lago di Carezza

C’era una volta la bellissima ninfa Odina che viveva nel Lago di Carezza e, nelle giornate di sole, andava a sedersi sulla riva del lago a pettinare i suoi capelli d’oro, cantando. I tanti animaletti che vivono nel bosco, scoiattoli, coniglietti, leprotti, marmotte e uccellini di tutte le varietà, richiamati dalla suadente voce della fanciulla, si radunano ai suoi piedi. La ninfa, timida e timorosa, sentito il vocio degli animali che accorrono ad ascoltarla, sta per rituffarsi nel lago, ma si accorge che questi non rappresentano una minaccia e decide di continuare a pettinarsi e cantare. Una volta finito, dà loro appuntamento per il giorno dopo alla stessa ora e da quel giorno, ogni mattina, quegli animaletti prendono l’abitudine di andare ad ascoltarla, attenti e silenziosi. In una caverna lì vicino, sulla cima del monte Latemar, vive un potente e malvagio stregone che un giorno, passando di lì, sente il canto di Odina e decide di rapirla per rinchiuderla nella sua caverna a cantare solo per lui. Più volte tenta perciò di afferrare, con mille stratagemmi, la ninfa che, avvertita dai suoi amici animaletti, riesce sempre a scappare, rituffandosi nel lago. Disperato, lo stregone decide di chiedere consiglio alla strega che abita sul Monte Catinaccio, lì vicino, nonostante questa sia una sua acerrima nemica...

Giuseppe Spiotta racconta nella prefazione che fu suo nonno a portarlo, per la prima volta, a visitare quello che reputava essere uno dei più bei laghi d’Italia, immerso nei boschi di abete del monte Latemar, che si specchia nelle sue acque. Lo stupore di scoprire quest’angolo di paradiso alpino venne allora accompagnato dal racconto del nonno sulla leggenda che spiega il fenomeno dei colori che il lago assume nelle diverse ore del giorno e stagioni dell’anno, tanto che in lingua ladina viene chiamato Lago dell’Arcobaleno. In Brianza probabilmente l’autore conosce Giampaolo Zecca, che lo accompagna nell’illustrare numerosi dei suoi racconti, da Il pastore che tesseva le nuvole a Le streghe del lago. “Si tratta di favole all’antica”, come spiega lui stesso in un’intervista, quelle “sane fiabe di una volta” di cui pensa che i bambini abbiano tanto bisogno. Leggende di streghe, draghi, maghi e diavoli, dee e ninfe, con una loro morale, intrise di romanticismo, evocato anche dai disegni pittorici di Zecca, e tutte ambientate o rivolte alla scoperta del territorio brianzolo.