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La lettrice testarda

La lettrice testarda

Ogni anno la stessa storia. Una settimana prima del suo compleanno, la mamma di Isobel Callaghan le ripete, con un tono che nasconde un vago e falso rammarico, che per quell’anno non ci saranno regali per lei, in quanto sarà necessario essere particolarmente parsimoniosi. E ogni anno Isobel decide di non credere alla madre, fin poi a scoprire che in realtà anche per quella volta non ci sarà alcun dono per lei. Compie gli anni a gennaio, troppo vicino al Natale- che per fortuna cade nello stesso giorno per tutti e quindi i regali sono assicurati per lei, così come per sua sorella Margaret- per ricevere altri regali. Quest’anno, il giorno prima del nono compleanno, la madre l’ammonisce, non senza la sua solita asprezza, a non raccontare, l’indomani, a tutti gli ospiti della pensione Terry, sul lago, dove stanno trascorrendo e vacanze, che si tratta di un giorno speciale per lei. L’anno precedente, infatti, Isobel ha coperto di vergogna l’intera famiglia: è corsa in giardino ed ha gridato a tutti che era il giorno del suo compleanno e gli ospiti della pensione le hanno regalato parecchi scellini che lei ha raccolto tenendo la gonna alzata come una sacca. La madre, che ha assistito alla scena da dietro la grande porta a vetri della camera da letto, le ha conficcato le dita in un braccio, sgridandola ed accusandola di aver mendicato soldi. É stata una giornata orribile ed il bellissimo momento del lancio delle monete è stato giudicato cattiva condotta. Quest’anno allora Isobel starà attenta, pensa, e dovrà ricordarsi di non parlare a nessuno della ricorrenza. Magari lo dirà soltanto all’albero e già si immagina con la faccia nascosta tra le pieghe della corteccia a sussurrare il suo segreto. Questo pensiero le fa venire voglia di leggere. Si reca nel salotto, dove, accanto a scaffali pieni di libri per gli ospiti, c’è un ripiano speciale dedicato ai libri per bambini. Isobel lo setaccia, ma non trova nulla di nuovo, così comincia a guardare sugli altri ripiani. Prende il libro intitolato Le avventure di Sherlock Holmes e comincia a leggere. All’improvviso scompaiono i compleanni, i genitori, le ingiustizie. Isobel rimane seduta sul pavimento a leggere a lungo, poi si sposta nella sua camera e continua. I regali non contano più nulla se la vita è in grado di offrirle gratuitamente sorprese tanto mirabili come la lettura del libro che ha tra le mani...

Dopo averlo pubblicato per la prima volta nel 1989, Garzanti ripropone in una nuova traduzione il romanzo di Amy Witting, pseudonimo della scrittrice e poetessa Joan Austral Fraser, considerata una delle voci più interessanti della narrativa australiana del Novecento, insignita dell’Order of Australia per la sua attività in campo letterario. Agli albori, alla fine degli anni Settanta, la storia venne rifiutata per i temi trattati, troppo scomodi, e per le note piuttosto cupe dell’intera vicenda. Dopo una decina d’anni, quando la Witting aveva ormai settant’anni compiuti, il romanzo venne finalmente pubblicato ricevendo fin da subito molti consensi. La Witting ha sempre fatto della battaglia per i diritti delle donne il suo manifesto e la protagonista di questo romanzo, la Isobel che è citata nel titolo originale (I, for Isobel), è una bambina prima ed una giovane donna poi pronta a sfidare le convenzioni per scoprire il proprio ruolo nel mondo e per affermare caparbiamente la propria autonomia. Isobel Callaghan è una piccola ribelle, dotata di un fortissimo istinto di sopravvivenza che le permette di uscire indenne dai continui soprusi psicologici della madre, persona anaffettiva incapace di slanci e specchio di una società misogina che vuole le donne private di qualsivoglia libertà. Per fortuna ci sono i libri, unico porto sicuro nel quale rifugiarsi e sentirsi appagati e liberi. In una vita costellata di divieti, ostilità e aridità di sentimenti, la lettura è una vera e propria boccata d’aria e le parole contenute nei libri diventano il credo e l’ancora di salvezza della giovane protagonista. Isobel faticherà a liberarsi di quel fardello di inadeguatezza che è retaggio di un rapporto madre/figlia completamente sbagliato e malato; ma la giovane eroina imparerà a sopravvivere, a relazionarsi, a cancellare – mai del tutto, però - quella fitta ragnatela di cicatrici indelebili che l’hanno segnata e fatta sentire disorientata ed incompleta. Una prosa moderna, tagliente e senza sconti, ma anche intima e a tratti delicata per una storia che - a parte qualche divagazione della trama che rende alcune parti un po’ pesanti e pedanti - parla con coraggio di solitudine e di incomunicabilità, di riscatto e di indipendenza, di dignità e di determinazione. E, non meno importante, il romanzo diventa anche una vera e propria celebrazione del potere curativo e salvifico della parola scritta e della letteratura - nella vicenda vi sono continui rimandi ad autori e libri - che diventano allo stesso tempo rifugio nei momenti d’ansia e frustrazione e fari illuminati che indicano la strada nel difficile percorso di crescita di Isobel, accompagnandola fino alla vittoria e alla potente affermazione di sé.