
Una volta l’arcipelago della Miriade era un posto assai pericoloso. Il mare che circonda quel gruppo di isole era abitato da folli divinità, esseri mostruosi che si cibavano della paura degli abitanti di quelle terre. Poi, un giorno, improvvisamente tutto ebbe fine. Le divinità marine si distrussero a vicenda, in una sola settimana di battaglie. Trent’anni sono passati da quello che ora è ricordato come il “Cataclisma”. Sono decenni che il mistero di quel che è stato non accenna a sciogliersi. Eppure, quei mostri divini sono esistiti, i loro corpi sono ancora nei più remoti fondali dell’Abissomare e costituiscono la nuova ricchezza dell’isola di Bramadidama. Da quando è stato costretto a lasciare l’orfanatrofio perché troppo cresciuto, anche Jelt cerca di trarre vantaggio a suo modo dal commercio, apparecchiando piccole truffe. I forestieri vengono a frotte quando un grande sommergibile torna con la spoglia di un mostro marino, per cercare di comprare anche il più piccolo frammento di un vecchio dio. Pur di tornarsene a casa con un trofeo da mostrare agli amici, sono disposti a tutto, anche a credere alle storie di Jelt, confezionate per loro su misura. Il quattordicenne ha appena fatto abboccare il cliente del momento, convincendolo a comprare di contrabbando una scaglia di presunto divinio, quando arriva Hark e manda tutto in fumo. Hark, suo fratello di sventure, il suo migliore amico... o nemico. Anche questa volta è tornato per proporgli una missione, o forse sarebbe meglio dire “imporgli”. Jelt non può fare a meno di seguire Hark in ogni sua folle impresa, ma questa volta gli costerà caro...
Con questa storia mitica di crescita e amicizia, l’autrice ci regala probabilmente il suo lavoro più riuscito. Il mondo fantastico che ci viene presentato sin dall’inizio, con tanto di prologo dai toni epici, proemiali, prende vita in fretta sotto i nostri occhi, che scorrono veloci a inseguire la scrittura fresca e irrefrenabile di quel fenomeno che è Frances Hardinge. Come negli altri suoi romanzi, ci troviamo in un momento di transizione. C’è un prima e un dopo nella storia: da un’epoca fatta di terrore e di mostruose divinità marine si passa a un’altra in cui le stesse vengono sfruttate economicamente; la paura reverenziale nei loro confronti scema a favore del miraggio di opportunità di crescita e ricchezza. In questo momento liminare, un protagonista, con un piede nell’infanzia e l’altro nell’età adulta, deve fare i conti con il suo passato e con le persone che lo abitano. A volte dei legami, anche se antichi, vanno recisi, se questi non ci procurano altro che dolore. Spesso la difficoltà principale nel tagliarli sta nel non accorgerci del tarlo che li ha trasformati, rendendoli qualcosa di nocivo, che ostacola il nostro percorso, tenendoci ancorati a un passato che è ormai sorpassato, impedendo al nostro futuro di avere pieno corso. Hardinge ci mostra quella metamorfosi, la rende evidente nella sua mostruosità; così ci invita a riflettere sulle vere amicizie e a lanciarci nel futuro, pur conservando nelle storie la memoria del passato.