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La mano sinistra delle tenebre

La mano sinistra delle tenebre

Genly Ai viene inviato dall’Ecumene ‒ l’insieme di pianeti dove risiedono gli umani civilizzati ‒ su Gethen, un pianeta coperto per la quasi totalità da ghiacci (non a caso è anche chiamato Inverno). La missione, totalmente pacifica, è di stabilire un contatto con i suoi abitanti e di avviare uno scambio di conoscenza proficuo. Anche se in completa buona fede, Ai viene preso per un intruso dal popolo getheniano: sia per il suo colorito più scuro ma anche (e molto di più per questo motivo) per la sua caratteristica sessuale. Genly è un maschio e come succede di solito la sua sessualità non cambia per tutto il corso della sua vita. Gli abitanti del pianeta ghiacciato invece sono ermafroditi e possono cambiare sesso a seconda del periodo in cui vanno in calore. Sono praticamente asessuati per la quasi totalità del tempo e mutano il loro apparato genitale in funzione del concepimento, che avviene solo se incontrano un partner in sintonia con chi ha intenzione di procreare ogni ventisei giorni circa, la durata del loro ciclo lunare. Questa insolita peculiarità dei getheniani fa sì che gli abitanti del pianeta non siano quasi mai in guerra fra di loro, e forse proprio per questo vogliono evitare a tutti i costi il contatto con altre popolazioni aliene. Genly viene ben presto trattato come un reietto dalla classe più alta di Gethen ed è costretto a viaggiare come un intruso lungo tutto il pianeta. Ma se le caste più influenti rifiutano la sua estraneità, saranno proprio i più umili a portarlo ad esplorare le bellezze del pianeta dove è sempre inverno, tanto che un compagno di viaggio sembra quasi innamorarsi di lui…

Quarto volume del ciclo dell’Ecumene, vincitore del premio Nebula nel ’69 e dello Hugo nel ’70, il romanzo di Ursula Le Guin è un classico della fantascienza. Scritto nell’anno della rivoluzione studentesca americana (il 1969) ha in sé ovviamente alcuni temi ereditati dal background storico entro cui l’autrice si muoveva: il viaggio mistico in una terra abbandonata, le discussioni sul genere, l’amore libero, il pacifismo. La forza della scrittura della Le Guin però va oltre una banale critica della società del tempo e grazie a un uso sapiente di espedienti letterari quali diari di bordo e narrazioni di miti antichi delle popolazioni protagoniste della storia, costruisce un romanzo che di fantastico ha solo i nomi e l’ambientazione. Se fosse privo degli orpelli “fantascientifici” (le navicelle, la tecnologia e i corpi in mutamento) potrebbe essere benissimo catalogato come un romanzo di formazione e di esplorazione dell’altro. In un periodo storico in cui il pericolo dell’ignoto è sempre più utilizzato come arma di propaganda dalle forze politiche populiste, questo libro diventa una lettura consigliata e dal messaggio senza tempo.