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La mente colorata

La mente colorata

L’Ulisse omerico, che nell’Odissea compie il decennale viaggio di ritorno da Troia, non è ormai più il campione di scaltrezza imbevuto di quegli ideali guerrieri e valorosi che avevano contraddistinto le sue eroiche gesta nel corso delle battaglie e della vittoriosa presa della città di Priamo. Egli appare ora un uomo dalla mente assai più colorata, variegata da striature scintillanti e cangianti a seconda delle situazioni e delle prove che gli dei hanno disseminato lungo il suo percorso a ritroso. Dinanzi alle inside di inattese forme di incanto e seduzioni l’animo non rinuncia al calcolo e all’arguzia, sia ben chiaro, ma assume di volta in volta colori che il lettore dell’Iliade non ha avuto modo di poter conoscere. E anche se l’autore del libro si sofferma a presentarci i personaggi che fanno da contorno alle sue disavventure, Ulisse resta il protagonista indiscusso dell’analisi, colui su cui tutto si riflette. Intricata e misteriosa, duttile e inestricabile, capace di commuoversi ma anche di dominare il dolore e di gestire le passioni. Egli non è più l’emblema umano dell’ubris incurante del fato, ma un uomo che ora vive in pieno accordo con il destino che le Moire hanno tessuto per lui. Ora la sua mente è preda della nostalgia per la Patria lontana, del desiderio di tornare a casa, sente la mancanza della moglie, del figlio, delle greggi, a tal punto da ricusare l’offerta dell’immortalità propostagli da Calipso per trattenerlo sull’isola di Ogigia…

Vi sono scrittori nelle cui opere appaiono molto concentrati su se stessi, sulle proprie vicende esistenziali, sui riflessi personali indotti dalla situazione sociale, economica e politica del proprio Paese. Scrittori assai poco interessati al lettore, nei confronti del quale mostrano un disinteresse prossimo allo sprezzo. E poi ci sono altri scrittori che, invece, danno l’impressione di sedersi di fronte a te e a raccontarti una storia. Anche una storia magari già nota attraverso mille altre rivisitazioni e che sembra non appartenere affatto al tuo vissuto quotidiano; ma che pur senza presumerlo in realtà parla anche di te. Scrittori che si prendono cura del lettore, regalandogli il succo di una vasta frequentazione e di un’approfondita conoscenza dei libri. A questa seconda categoria appartiene Pietro Citati che, come in ogni altro suo libro, anche ne La mente colorata assume il ruolo di un messaggero che ‒ come uno spirito vivace e curioso, un affabulatore paziente e disponibile – ripercorre le rotte di Ulisse, ne abitate abita i luoghi, ne interroga le storie. Egli vede tutto ciò deve essere visto, si sofferma su tutto quello che deve essere esplorato, esplora il conoscibile e l’inconoscibile e riporta a casa del lettore la sostanza ancora attingibile del personaggio omerico. E riesce ad agganciarne l’attenzione, perché malgrado la ineluttabilità della sua storia ci dice ancora qualcosa che, nel corso di molte letture, non eravamo ancora stati in grado di cogliere.