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La metà di bosco

La metà di bosco

Salvo Cagli, come ogni giorno, si reca in ospedale per il suo turno di lavoro come medico impegnato sul fronte della cura dei disturbi del sonno. Paradossalmente, da un po’ di tempo a questa parte egli stesso ha cominciato a soffrire di insonnia: forse la separazione dalla moglie, forse le preoccupazioni per la figlia o il lavoro stesso potrebbero essere cause che alterano i suoi ritmi di sonno/veglia. Salvo, dunque, trascorre ormai faticosissime giornate di lavoro che lo stremano e lo rendono irascibile, nervoso: se ne accorgono i colleghi, se ne accorge il Direttore dell’ospedale da cui Salvo dipende. Per questo, Salvo viene invitato cordialmente a prendersi una “pausa di riposo”: ferie forzate, che possono offrirgli, però, l’occasione di prendere le distanze dalla vita quotidiana, dai problemi, dallo stress, dall’insonnia, da quell’esser-ci concreto e quotidiano che non lascia molti varchi all’esse-re che invece avrebbe bisogno di essere coltivato. E così, accettando la disponibilità dell’amico-collega Kostas che gli offre le chiavi della sua casa in Grecia, Salvo parte per quella che non è solo una vacanza ma anche una occasione di convalescenza e recupero, attraverso la speranza di un contatto più profondo con il sé, con le dimensioni più profonde e misteriose della realtà. Dimensioni che, nella Grecia dell’isola di Halki, dove è ubicata la casa di Kostas, non tardano certo a manifestarsi e prendere corpo specie nell’isolotto prospiciente a Halki, Krew. Sono, quelli luoghi del passato, nel senso che in quell’isola Salvo c’era già stato insieme con Kostas da ragazzo. Giunto a Halki, Salvo vi troverà Nikos, il nipote sedicenne di Kostas, e sua madre Magdalini, ora incinta di un ricco greco naturalizzato tedesco. Il soggiorno a Halki, però, viene presto turbato da un grave incidente in cui perde la vita la fidanzata del giovane Nikos, Cora. Le circostanze a dir poco equivoche di quella morte rivelano presto, ad una prima superficiale indagine, che non si è trattato di un incidente ma di un assassinio legato alla escursione che i due giovani Nikos e Cora hanno realizzato verso l’isolotto di Krew, che ha una strana fisionomia topografica: per la metà è arido, la metà è di bosco. Tutti gli abitanti dell’isola sanno che l’isolotto di Krew è sempre stato luogo di incontri ‘particolari’, luogo dove la contiguità tra la vita e la morte trova un suo inspiegabile risvolto: è possibile, solo lì, che i vivi possano tornare ad incontrare coloro che sono appena scomparsi. È per questo che il giovane Nikos, dopo la morte di Cora, si trasferisce lì sull’isolotto, nella metà di bosco, ad attendere di poter rivedere la sua fidanzata. Ed è così che Salvo, dimentico dei suoi problemi di insonnia, entra in contatto con una dimensione dell’essere che sfugge ad ogni logica e ad ogni razionalità…

Questo romanzo breve potrebbe – e forse dovrebbe – essere ascritto di diritto al genere fantastico. Tuttavia, tale è la varietà delle piste di lettura che all’interno del testo si possono eleggere per ‘attraversarlo’, che una etichetta definitiva rischierebbe di limitarne sensi e fruizioni possibili: è, di fatto, un romanzo di formazione, così come è anche un romanzo d’avventura e di viaggio, un romanzo thriller, psicologico, metafisico. Quella che i critici usano definire una leggibilità a molti strati, la polisemia del testo, è il tratto distintivo di questo romanzo: una narrazione che si apre e si offre a letture di vario livello interpretativo e si presta perfino a fornire diversi livelli di ‘piacere del testo’. Un romanzo che si può godere per la semplicità della narrazione dei ‘fatti’, oppure che si può leggere con la curiosità e la suspense che la sua dimensione ‘oscura’ fornisce; si può leggere il romanzo di formazione o si può inseguire la dimensione che trascende il reale. Si può apprezzare il valore quasi totemico di alcuni luoghi e di alcune figure (Magdalini, sopra tutte) che fanno da contatto profondo tra la dimensione del presente e quella del passato arcaico, si direbbe archetipico, nella sua dimensione culturale con i sui miti ed i suoi riti; e si può, semplicemente, abbandonarsi al piacere della lettura sostenuto da un linguaggio nitido e senza cadute, interamente appoggiato su di una sintassi scarna ed essenziale ma che ha il pregio di rifuggire da involuzioni e cadute, garantendo così tenuta della scrittura e respiro della fabula.