
Sua figlia Cat è in piedi e fissa l’interno del frigorifero con aria accusatoria, mentre si lamenta per il fatto che non c’è latte e lei non può fare un salto a comperarlo, perché deve sistemarsi i capelli. Per quanto riguarda suo marito Phil, poi, non c’è verso che esca per andare in negozio: da quando è disoccupato, è caduto in una depressione che lo rende apatico. E allora oggi neppure lei, Sam, può soddisfare i capricci della figlia, perché sta preparando la sua borsa da palestra e, finalmente, andrà al centro benessere per cui Cat le ha regalato un pass giornaliero. Gliel’ha donato quasi un anno fa, quindi è il caso che la donna ne approfitti, prima di farlo scadere. Più tardi, si sta sfilando il costume e rivestendo, per niente soddisfatta della sua pelle bianca e imperfetta, quando la raggiungono nello spogliatoio del centro la schiera delle Mamme Perfette: sono tutte tirate a lucido, magre come chiodi e piene di verve. Riempiono con le loro voci squillanti il silenzio dello spogliatoio e Sam si affretta a rivestirsi, afferrare al volo la sua falsa borsa Marc Jacobs e uscire. Anche perché la aspettano una serie di appuntamenti importanti. Deve chiudere dei contratti, se non vuole che la sua posizione lavorativa si faccia all’improvviso incerta. È nel furgone bianco con la scritta Grayside Print Solutions, guidata dal suo collega Joel, che Sam siede accanto a Ted e comincia a farsi il trucco, guardandosi allo specchietto di cortesia. È quando apre la borsa per cercare le scarpe da calzare che si rende conto di aver sbagliato borsa: quella accanto a sé è un’autentica Marc Jacobs e, dentro, ci sono un paio di jeans, una giacca Chanel chiara e ben piegata e un paio di scarpe rosse in pelle di coccodrillo, con tacchi altissimi, di Christian Louboutin. Poco dopo, nella palestra del centro benessere, Nisha Cantor ha appena finito di correre come una pazza sul tapis roulant. Fa una doccia, si idrata gambe e braccia con i prodotti scadenti della palestra – già sa che porterà addosso tutto il giorno quell’odore sgradevole – e apre la sua borsa, posata su una panca, per cercare i suoi abiti. Ma quella borsa non è sua: è di finta pelle e la targhetta con la scritta Marc Jacobs, che dovrebbe essere di ottone, si è annerita. All’interno, Nisha trova un paio di scarpe dal tacco quadrato e largo, brutte e decisamente malconce...
In quanti romanzi, a un certo punto della storia, appare la Louboutin! La scarpa simbolo di eleganza, ricchezza e appartenenza “al mondo che conta” è l’elemento che dà l’avvio anche alla vicenda che Jojo Moyes – autrice inglese amatissima, che con Io prima di te ha venduto quattordici milioni di copie – offre ai lettori. Si tratta di una storia di doppie sliding doors, una sorta di intreccio tra Una poltrona per due – il celebre film del 1983 di John Landis, interpretato, tra gli altri, da Eddy Murphy e Dan Aykroyd – e la fiaba di Cenerentola rivisitata. In questo caso, a dir la verità, le Cenerentola sono due, due donne che, provenienti da estrazioni sociali e realtà diametralmente opposte, si incrociano e sono costrette a vivere, per un certo periodo di tempo, l’una la vita dell’altra. Nisha, abituata al lusso, grazie a un matrimonio che le ha portato ricchezza e agi, si ritrova sola da un momento all’altro e deve imparare a contare solo su se stessa; Sam, dall’altra parte, reduce da un periodo piuttosto complicato, si ritrova catapultata, grazie alle famigerate Louboutin, in una vita in cui tutto va come dovrebbe e quei tacchi danno una vera e propria svolta alla sua difficile quotidianità. Equivoci e aggiustamenti in corsa sono quindi gli ingredienti che le due donne sono, loro malgrado, costrette a vivere, in un gioco di specchi impietoso, che mette una di fronte all’altra e, soprattutto, ciascuna di fronte a sé, alla consapevolezza dei propri limiti e del fatto che nessun essere umano è un’isola. In questo caso, nessuna donna. Solo insieme, infatti, Sam e Nisha potranno arrivare a scandagliare le pieghe più nascoste di sé, alla ricerca della vera essenza e della forza necessaria per imprimere alla propria esistenza quella svolta che ciascuna di esse da tempo sognava. Una commedia leggera ma godevole, scritta con la freschezza cui da sempre la Moyes ha abituato il lettore; una lettura che parla al cuore e che racconta con delicatezza le cadute e le risalite di cui, inevitabilmente, la vita ci fa dono, insieme al valore dell’empatia e all’importanza del sostegno reciproco. Insieme, ogni percorso, per quanto tortuoso, si affronta meglio.