
Anno 1929 che sfuma nel 1930: il Commissario Gereon Rath, che ormai ha ottenuto il definitivo trasferimento all’Ispettorato Omicidi di Berlino dopo il successo nel caso “politico” di qualche mese prima, si ritrova più solo e malinconico che mai. Il padre lo chiama solo quando ci sono dei motivi suoi personali di convenienza, l’ex ragazza (la splendida Charly, stenografa alla Omicidi) dopo una litigata non lo ha più cercato. Meglio concentrarsi sul lavoro, che in quel periodo a Berlino davvero non scarseggia: un’attrice in carriera, nel cinema che a quei tempi sta abbandonando il muto per approdare sempre più spesso al sonoro, viene uccisa da un riflettore di scena. Omicidio? Incidente? Vengono indagati in molti tra attori, scenografi, produttori: ma il 2/2 dubbio è che possa trattarsi dell’opera di un serial killer, quando altre attrici vengono trovate morte, ma stavolta in contesti, luoghi e soprattutto con lesioni del tutto differenti…
Alla già interessante ambientazione di Babylon-Berlin questo secondo capitolo della saga aggiunge un ulteriore aspetto di curiosità: viene infatti individuato e tratteggiato con occhio attento e riflessivo il passaggio dal cinema muto - che alcuni consideravano, all’epoca, l’unica vera e autentica modalità espressiva per rappresentare adeguatamente la settima arte - al cinema sonoro, che secondo gli stessi critici veniva ritenuto lo svilimento, la commercializzazione di ciò che andava recitato con il solo “pathos” di sguardi e movimenti, senza la becera sovrapposizione alle immagini di effetti sonori esplicativi. Questa diatriba, che oggi sembra inverosimile, aggiunge un’ulteriore aura di incanto al contesto storico, che pur distante meno di un secolo sembra davvero remoto, anche dal punto di vista della passione spirituale per l’arte. Se l’ambientazione è forse ancor più originale che nel primo episodio della serie, il racconto perde però più di qualcosa sia in ritmo narrativo che in suspense; alcune delle situazioni narrative non hanno nulla a che fare con lo snodo principale della storia (vedasi l’indagine “privata” demandata a Roth dal padre, a favore di un notabile conoscente di quest’ultimo) e tendono ad appesantire l’opera, che fortunatamente si riscatta con la vibrante soluzione dell’enigma, nel contesto della quale Gereon Rath capirà alfine chi sono le poche persone di cui davvero può fidarsi nella vita. Da questo romanzo, così come dagli altri due finora editi della saga Goldstein, è stata tratta la fortunata serie televisiva Babylon-Berlin.