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La musica del male

La musica del male

Ombre scure avvolte in grigi mantelli si aggirano furtive, i volti illuminati da un improvviso bagliore argenteo: il crogiuolo. Testimoni del rituale la luna e i suoi adepti, riuniti in gran segreto per celebrare la cerimonia. Fonda è la notte e d’argento è il lingotto che Marsilio porterà in dono al maestro, chiunque egli sia il rito è ormai compiuto. È il 1482 e Leonardo Da Vinci ha terminato la sua lira d’argento, l’ha portata in dono a Ludovico il Moro per volontà di Lorenzo il Magnifico, e con sé a Milano ha condotto gli allievi Atalante e Tommaso – il primo lesto di bocca l’altro dedito ad astrologia e rituali magici. Tre toscanacci alla corte meneghina degli Sforza, ambasciatori di Firenze e del Magnifico. A corte è in corso una gara musicale e la lira di Leonardo potrebbe fare il suo esordio, la sua singolare forma a teschio di cavallo la rende unica ma non è la sola caratteristica a distinguerla. Quando il suo caldo suono si propaga per la sala, di colpo i cuori dei presenti prendono a battere all’unisono. La lira diffonde una melodia capace di toccare l’anima e svelare i suoi tormenti, Leonardo ha creato lo strumento perfetto, ma in esso c’è qualcosa di ineffabile e terrifico, la lira d’argento serba un potere, un potere proibito…

Prendendo spunto dal racconto fatto dal Vasari sull’arrivo di Leonardo a Milano e dalla forse non a tutti nota passione del genio Da Vinci per la musica e il suono, Daniela Piazza ricostruisce con pazienza da restauratrice le lacune mancanti all’affresco di quel periodo. È vero sì che Leonardo portò in dono a Ludovico uno strumento – probabilmente una lira da braccio –, e sappiamo da elementi fondati che altri né inventò anche se nulla ne rimane, ma questo episodio non proprio cruciale della vita dell’artista diventa il pretesto per intrecciare alla storia la fantasia e mescolarvi ad arte l’elemento magico. Mantenendo fede alla realtà dei personaggi al fianco di Leonardo che sono tutti esistiti, dal Migliorotti all’aspirante mago Tommaso Masini detto Zoroastro, la Piazza tesse la sua trama attorno alla figura dell’indiscusso Maestro (sua la voce narrante delle prime pagine). Avevamo già apprezzato la scrittrice ligure attraverso Il Tempio della luce dedicato al duomo milanese e ai misteri della sua edificazione, e poi con L’Enigma Michelangelo nel 2014, oggi la ritroviamo con un nuovo romanzo sull’altro genio del Rinascimento, il più poliedrico, eclettico e forse anche il più misterioso. Un po’ thriller un po’ romanzo storico un pizzico fantastico, il risultato finale è nel complesso riuscito, ma qualcuno potrebbe sbuffare: ancora Leonardo, ancora Rinascimento! Se Dan Brown ha aperto la strada con il Codice Da Vinci altri hanno percorso il sentiero, e da allora al Rinascimento e ai suoi protagonisti (reali o realistici) hanno dedicato gialli storici o addirittura ucronie. E così i signori De Medici piuttosto che gli spietati Borgia o consimili di tanto lustro, si prendono il palcoscenico della letteratura insieme a letterati e artisti. Una fortuna destinata a durare? Vedremo.