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La nostra furiosa amicizia

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Michael ha undici anni quando la madre viene arrestata e si ritrova a vivere a North Shore, una cittadina tranquilla e a tratti benestante, lungo la costa californiana. Qui inizia la sua nuova vita da adolescente segretamente gay in un buon liceo di provincia, dove però la sua vera natura non può essere svelata. È solitario e invisibile per scelta, gli unici compagni che ogni tanto frequenta sono gli emarginati della scuola. Al contrario Bunny, che abita nella villa a fianco, è conosciuta da tutta la comunità di North Shore per essere una promessa della pallavolo. Bunny frequenta lo stesso liceo di Michael, ma non potrebbe mai passare inosservata: è molto alta per la sua età, più alta di tutti i suoi compagni di classe maschi. Per tre anni i destini dei due ragazzi sembrano non volersi incrociare, fino a che la ragazza sorprende Michael a fumare nel proprio giardino. Inizia fra i due un dialogo stentato, che in modo del tutto inaspettato sfocia in una cena presso un ristorante cinese alla presenza del padre di Bunny, Ray Lampert. Ray è un tipo gioviale, chiacchiera con nonchalance e con altrettanta nonchalance consuma una bevanda alcolica dopo l’altra, nonostante gli occhi imploranti della figlia gli chiedano di fermarsi. La situazione degenera fino a un disastroso epilogo, con un Ray stordito dagli effetti dell’alcol e incapace di riportare i due ragazzi a casa in auto. Lasciati a piedi, Michael e Bunny si ritrovano a tornare da soli di notte: è in questa camminata notturna che si rivelano l’uno all’altra, senza nascondersi. Sembra incredibile, eppure, entrambi hanno trovato un amico, un vero amico, per la prima volta…

“Vivere a North Shore significava impegnarsi a fingere. Impegnati in questo sogno bello, integro e finto, perché anche se è solo un sogno, è molto meglio di qualsiasi altra cosa”. È attraverso la fredda lucidità di Micheal che conosciamo l’ambiente in cui vivono i due adolescenti: una cittadina-bomboniera, prevalentemente bianca, dove i ragazzi vanno a scuola a piedi o in bicicletta in tutta sicurezza, ma anche dove le persone trovano “la loro vita così terribile da avere bisogno di sfiorare lo stordimento alcolico ogni notte per continuare a viverla”. Ed è sempre Michael a raccontarci della strana amicizia fra lui e Bunny, due anime profondamente sole e sofferenti che vorrebbero essere accettate dagli altri per quello che sono: Michael è gay e non può tornare a vivere con la madre perché il nuovo compagno di lei è omofobo, mentre Bunny è talmente alta e robusta da non essere nemmeno considerata una ragazza proprio nel momento in cui vorrebbe esplorare la sua sessualità. Ad accumunare entrambi vi è anche l’alcolismo delle rispettive famiglie: Ray ha perennemente una scorta di bottiglie d’alcol (che l’autrice mette in luce con un illustre richiamo alle camicie di Gatsby, talismani dell’opulenza), a rovinare la vita della famiglia di Micheal è stato l’alcolismo del padre, che “quando era sobrio era profondamente depresso. Perché eravamo poveri. Perché crescere dei bambini era difficile. Perché odiava il suo lavoro [...]”. Scritto con una prosa scorrevole e delicata, a tratti toccante, il romanzo di Rufi Thorpe esplora il legame speciale fra due ragazzi, dall’adolescenza fino alla vita adulta.