
Il commissario Michele Iurilli apre il “Corriere della Sera” alla pagina dei necrologi, mentre continua a pensare all’uomo sulla cui morte sta indagando: Ermenegildo Gallazzi, chiamato in famiglia Gildo e dagli amici il Gallo. Si tratta di un uomo la cui sola cosa nobile è appunto il nome. Iurilli consulta l’orologio e decide che, poiché moglie e figlia sono al mare per una settimana su consiglio del medico, non è assolutamente necessario che lui rientri a casa. Può fermarsi ancora in ufficio e cercare di districare l’intricata matassa legata al Gallo e al suo poco limpido giro di amicizie che comprende, tra gli altri, Vincenzo Patalano detto il Trivella, Acilio Lobocciaro detto il Boccia e Piero Bertoldi Sbroiavacca. Mentre legge una volta ancora la deposizione di quest’ultimo, la porta dell’ufficio si apre e il suo superiore, Norberto Melis, fa capolino e lo invita a cena al Verdi… Mercoledì 27 giugno 1984. Patrizia ha capelli e occhi neri e un largo sorriso. Valeria ha i capelli del colore della stoppa e un sorriso più magro. Le due bambine decidono di impegnarsi in un nuovo ed emozionante gioco: scappare di casa. Intanto, Norberto Melis e la moglie Fiorenza, che figli non potranno mai averne, stanno andando a cena dagli amici Laura e Franco. La serata è calda e serena e Melis apprezza il fatto che la cena si svolga sulla terrazza. La telefonata in questura, per sentire se ci sono novità, spezza tuttavia l’atmosfera gioiosa della serata e costringe Melis e la moglie ad abbandonare la compagnia: nel pomeriggio sono scomparse da casa due bambine, compagne di classe e amiche inseparabili, lì vicino, a Lambrate… Fiorenza, la moglie di Melis, è stata testimone di nozze di Letizia, che si è unita in matrimonio con Franco, titolare di un prestigioso studio d’immobiliarista. Ora i due novelli sposi hanno invitato Melis e consorte nella loro casa al mare, un edificio molto bello arricchito da un’antica torre e da una stanza attigua ad essa, abitata, a detta dei padroni di casa, da inquilini invisibili…
Tre casi distinti. Tre racconti, diversi per tema ma ambientati negli anni Ottanta dello scorso secolo, periodo che Hans Tuzzi - pseudonimo scelto dallo scrittore e saggista italiano Adriano Bon - conosce molto bene e del quale si serve per evidenziare un punto di svolta fondamentale nella vita sociale e politica del nostro Paese. Il commissario Norberto Melis, personaggio seriale protagonista di diversi romanzi e qualche racconto, uomo arguto, intuitivo e colto, si trova dapprima a indagare nel mondo degli ultras degli stadi per poi occuparsi del caso di un possibile tagliatore di teste di cui, però, non si trova traccia. Infine, aiutato dalle opere di Edgar Allan Poe, risolve un caso legato a vecchie leggende su ipotetici fantasmi che infestano vecchie dimore, dimostrando come intuizione e logica possono far crollare in un attimo le più improbabili fantasie ammantate di paranormale. Tre vicende che restituiscono l’immagine di un’epoca che lasciava intravedere, sotto la superficie, tutti i malesseri della società odierna. Tre racconti in cui si affrontano crimini, ma la violenza è sempre confinata ai margini e ogni indagine viene condotta con l’innata pacatezza che caratterizza il commissario Melis, un uomo che non lavora mai in maniera frenetica, ma si affida alla ragionevolezza e preferisce discutere di etica e morale con un assassino appena individuato, per comprendere meglio la verità, piuttosto che impegnarsi in pericolosi inseguimenti o azioni adrenaliniche che fanno tanto thriller americano. Non mancano i colpi di scena né una tensione sempre tangibile, che tuttavia non diventa mai elemento preponderante. Tuzzi, attraverso la figura del suo commissario, aiutato come sempre dalla compagna Fiorenza - donna estremamente colta e intelligente -, arricchisce quelle che potrebbero essere classiche trame gialle di suggestioni, rimandi culturali e citazioni che contribuiscono a valorizzarle e impreziosirle. Un ritmo cadenzato ed una scrittura piacevolissima a ulteriore conferma delle qualità di uno dei più interessanti giallisti contemporanei.