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La notte rossa

La notte rossa

View Royal è una piccola cittadina situata nella Columbia Britannica canadese. Nel mese di novembre, ad autunno inoltrato, il suo paesaggio è suggestivo. Gli alberi si spogliano, l’aria si carica d’umidità e il mare assume il colore plumbeo del cielo. La notte del 14 novembre del 1997, tuttavia, quest’ultimi si colorarono di rosso fuoco. Un satellite russo prese fuoco, costringendo i cittadini a puntare i loro occhi verso l’alto, ammaliati da quell’incendio astrale. Tuttavia, ciò che davvero avrebbe segnato la placida cittadina stava accadendo accanto a loro, nel punto più basso della città: sotto il ponte della Gorge. I ragazzi di View Royal frequentavano la Shoreline e si conoscevano tutti. Di loro oggi si dice che fossero “tutti quanti incasinati”, ma si presentavano come qualunque altro adolescente di quindici anni. C’erano i Crip, un gruppo di spacconi da non farsi nemici che ascoltava la musica rap e si credeva una gang del Bronx. Anche Warren G. ne faceva parte. C’erano poi Le 5, ragazze acqua e sapone che facevano perdere la testa ai Crip. Syreeta lo aveva fatto proprio con Warren. Tutto ciò che stava nel mezzo era meno rilevante, ma reale. Josephine, Kelly e Dusty per esempio non ne combinavano una giusta. Nemmeno Reena, di origine indiana, se la cavava molto bene. Il loro desiderio costante di sentirsi all’altezza ed essere accettate non dava tregua. Arrivarono a pensare che per farsi notare servisse un atto forte. Reena raccontava un sacco di bugie, secondo le altre. Diceva di avere molti amici e metteva in giro voci. Forse era proprio la sua pubblica punizione ciò che serviva. Chiunque gliel’avesse inferta, sarebbe stato ricordato. Alla fine quei ragazzi che pensavano di conoscersi in realtà non si conoscevano affatto. Avevano condiviso anni di vita e, guardandosi negli occhi, nessuno avrebbe mai immaginato di cosa sarebbero stati capaci. Quell’anno lasciarono i banchi di scuola e favore di quelli del tribunale. I pettegolezzi tra i corridoi presero il nome di ‘deposizioni’. Le conversazioni con gli adulti divennero ‘interrogatori’. Quella fu la notte rossa di View Royal...

Rebecca Godfrey è autrice e giornalista canadese, nonché docente alla Columbia University. La notte rossa è una docufiction che fa luce sull’omicidio di Reena Virk, avvenuto il 14 novembre 1997 a View Royal. Il romanzo le è valso la vittoria di premi quali il British Columbia Award, e l’Arthur Ellis Award for Excellence in Crime Writing. Le pagine sono colme di testimonianze, prove e fotografie scattate in quel periodo. Il crimine che ha all’epoca sconvolto il Canada torna in auge, lasciando che la storia venga raccontata da chi davvero quella notte si trovava sul luogo dell’omicidio. Testimoni ed imputati avevano appena quattordici anni quando si trovarono in aula a dover puntare il dito contro i loro amici. La stessa autrice dedica la parte finale del libro al racconto della sua esperienza. Rivela al lettore di come ha trovato quei ragazzini, diventati giovani adulti. Spesso nelle pagine si fa riferimento alle famiglie dei colpevoli, lasciando intendere quanto siano cresciuti in ambienti poco salutari. Warren era figlio di una madre alcolizzata e di un padre assente. Tuttavia, da brava giornalista, l’autrice non dà mai un’opinione personale. Spesso, nel corso della narrazione, preferisce “lasciar intendere”. La storia si racconta da sé, dimenticandosi a volte della sua impronta. Quello compiuto da Rebecca Godfrey non è solamente un viaggio a ritroso nel tempo, ma anche un percorso di immedesimazione. La prima parte del libro, infatti, è raccontata dal punto di vista dei personaggi coinvolti: Reena, la vittima, e gli otto ragazzi indagati per omicidio. Nelle successive parti, invece, la visuale si sposta dalla parte della giustizia. Il lettore non è più dietro le sbarre, ma tra i giornalisti. Tra il pubblico. Tra i giurati. Questa è forse l’unica nota dolente in quanto, il cambio di prospettiva, causa un repentino cambio anche della nostra direzione morale. In ogni caso, staccarsi dalle pagine è quasi impossibile. Ciò che deriva dalla lettura è rabbia, ribrezzo, ma anche compassione e desiderio di giustizia.