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La notte si avvicina

La notte si avvicina

2008. Il paese è lo stesso di sempre: due bar, un giardino pubblico, la farmacia, la posta, una trattoria e una piazza in cui, a giorni alterni, si vende frutta. Il paese vive grazie alle due fabbriche, che lavorano olive e lenticchie, alla coltivazione di radicchio e all’allevamento di maiali. Soprattutto, poi, vive delle pensioni dei vecchi. Non è diverso da altri paesi, né i suoi abitanti lo sono. Gli adulti fanno ginnastica nella palestra donata da un imprenditore dopo il terremoto, partecipano a compleanni, matrimoni e funerali e, nel tempo libero, compilano la “Settimana Enigmistica”. Quelli che si sono trasferiti in città hanno fatto fortuna trovando impieghi diversi. Quelli che sono rimasti curano le loro malattie, iniziano diete che non concludono mai e assumono medicine per il colesterolo. Oggi l’intero paese è in strada. Fa parecchio caldo, già da due mesi, dallo scorso giugno, e l’erba sopra le montagne è gialla e secca. Il caldo, tuttavia, non è sufficiente a spiegare gli sguardi che i paesani si lanciano, cercando di non farsi scoprire. Sono sguardi obliqui rivolti verso Anna e la sua scollatura, verso il viso di Piero alla ricerca dei suoi occhi per scrutarvi il segno della febbre. Eh, già, la febbre. Sembrava un’influenza estiva, contagiosa e davvero strana, ma non è così. Ci si alza al mattino in piena salute e, all’improvviso, durante la giornata, le gambe cedono e il termometro segna trentanove. La sete diventa intollerabile e la testa è talmente pesante che non riesce a trattenere neppure un pensiero. Poi il tremito. Per quante coperte uno si posi addosso, non si smette di tremare e i muscoli guizzano sotto la pelle come fossero serpenti. Gli effetti della febbre, poi, sono diversi per ognuno dei paesani: a qualcuno esce sangue dal naso - roba che sembra una sciocchezza da bambini - mentre ad altri si gonfiano le ghiandole, che diventano grandi come noci e talmente dolenti da far apparire la febbre come il male minore. Poi ci sono i morti, il cui numero cresce di minuto in minuto. Ecco perché sono intervenuti i soldati con le transenne a isolare il paese...

Una piccola località, una di quelle in cui tutti conoscono tutti e all’interno della quale gli estranei sono “diversi” e vengono trattati con fare sospetto, fotografata nel momento in cui qualcosa di inquietante e sfuggente, qualcosa che fino ad un attimo prima è confinato in un campo visivo periferico, si manifesta in tutta la sua inesorabilità, e da quel momento niente è più uguale a prima. Ambientato in un piccolo paese delle Marche nel 2008 - uno degli anni più duri degli ultimi tempi, caratterizzato da una profonda crisi economica mondiale - il romanzo di Loredana Lipperini, una delle più note e apprezzate scrittrici di fantasy in Italia, dà voce, in un alternarsi continuo tra passato, presente e futuro, a Carmen, Saretta e ad altre donne che si alternano per raccontare vicende cariche di mistero e inquietudine. La peste che arriva tra le montagne marchigiane si presenta dapprima con infinita stanchezza, poi con l’immancabile febbre alta e infine con la comparsa di orribili bubboni e semina morte e orrore, crea un immediato disequilibrio in una realtà statica e cristallizzata, una comunità in cui tutto ciò che arriva da fuori entra in conflitto con il paese e viene additato come possibile causa scatenante di qualsiasi problema, anche del contagio. Da qui ad indicare in Maria - la straniera, la donna giunta da un altro luogo per fuggire al suo dolore - la colpevole dell’epidemia, è un attimo. Una vicenda che si presta a diversi livelli di lettura, a seconda che l’attenzione sia posta sull’elemento fantastico, quasi soprannaturale e inquietante della narrazione o sull’ostilità, così tipica di ogni tempo e di ogni luogo, radicata a fondo nella nostra quotidianità, quella in cui tutto ciò che non ci somiglia e non rispetta i nostri canoni precostituiti rappresenta il pericolo o, peggio, il male; quella in cui una qualunque Maria, solo perché diversa da una consuetudine che si ripete sempre uguale a se stessa, viene costretta a pagare per colpe che forse non ha commesso. Una caccia alle streghe ancora molto attuale anche nel nostro tempo. Purtroppo.