
La paura del soprannaturale accomuna gli uomini. La notte, le ombre e il silenzio sono il nascondiglio dei mostri. Cos’è un mostro? Il termine deriva dal latino monstrum, che significa “prodigio” e deriva dal verbo monere, “indicare qualche cosa”, “ammonire”. L’uomo ha sempre avuto verso demoni o divinità un reverenziale timore, senza distinzione. Ma perché la mente umana ha creato queste entità incontrollabili? Creature che giungono da lontano e portano morte e distruzione in luoghi pacifici fino a quando un giovane eroe le sconfigge. Il mostro rappresenta l’altro, l’estraneo giunto a sovvertire legge e ordine. Chi riesce a controllare i demoni riporta la pace. I mostri per suscitare terrore hanno caratteristiche comuni: sono molto più grandi degli uomini, dotati di zanne e corna e hanno un aspetto ibrido, che mescola parti umane a elementi animaleschi. Il mostro potrebbe essere il simbolo della psiche con le sue contraddizioni. I mostri hanno il potere di fondere gli opposti, mandano all’aria ogni regola e agiscono senza freni, senza morale, senza rispetto. Hanno la capacità di unire passato e presente, ma anche ciò che consideriamo divino con ciò che reputiamo demoniaco. Il senso di colpa, la nostra coscienza, il conflitto tra genitori e figli. I mostri non sono altro che la rappresentazione della parte più oscura e contorta di noi stessi. In Giappone ci sono ben otto milioni di divinità, o Kami, entità dotate di particolari caratteristiche. I kami sono generalmente venerati e rispettati, con tanto di altari e offerte, invece gli yōkai, che sono demoni, ricevono timore o al massimo indifferenza. La classificazione ne comprende quattro: yōkai, bakemono (mutaforma), oni (diavoli), yūrei (fantasmi, di solito figure femminili in cerca di pace)...
Kappa, teste volanti, creature che rubano il respiro durante il sonno, possessioni a opera di volpi, donnole munite di artigli. Sono tante e spaventose le creature che animano l’immaginario giapponese e che nel corso dei secoli hanno trovato il loro posto nei racconti orali, nella pittura, nella letteratura, nei manga diventati famosi anche in Occidente, fino al cinema e ai cartoni animati (non può non essere citato il capolavoro di Hayao Miyazaki La città incantata) e oggi costituiscono perfino oggetti d’uso comune e gadget per turisti. Nel volume curato da Marta Berzieri è evidente l’ammirazione della ricercatrice per l’inesauribile fantasia nipponica. La prima parte del volume offre una variopinta carrellata di creature, con indicazioni storiche sulle loro origini e la loro evoluzione fino alla nostra epoca, non mancano naturalmente dettagliate descrizioni, spesso raccapriccianti. Nella seconda parte del saggio vengono proposte 27 interviste effettuate dall’autrice durante la sua permanenza in Giappone, da febbraio a giugno 2004 a Tokyo, per raccogliere il materiale necessario alla stesura del libro. Gli intervistati sono di varia età e titolo di studio. L’opera è inoltre arricchita da illustrazioni raffiguranti le creature prese in esame. “Il mio intento è stato quello di creare un’opera viva, non il semplice frutto di un’arida ricerca accademica. Ho sempre amato il crepuscolo e faccio parte di chi vede qualcosa di più nelle ombre della sera”.