
Estrella e la sua “sorella” Samantha si trovano in una fossa umida e polverosa, popolata di scarafaggi: l'Astronave. Si abbracciano per cercare speranza e un raggio di sole che penetra dal margine superiore del baratro, e sono tentate di implorare perdono per sperare nella fine di quella segregazione. Aspettano. Estrella aspetta un bambino, e forse quell'essere ancora sconosciuto è l'unico modo per potersi salvare e rivedere la luce. E intanto racconta, ricorda, per ingannare il tempo e arginare la paura, scoprendo nuovi lati di sé, potenti. Incubi e visioni dal passato tormentano la ragazza che cerca conforto nella preghiera e, talvolta, nel sospetto che la realtà non corrisponda a quello che riesce a scorgere, né soltanto a ciò che le è stato raccontato, inculcato. Aspetta che il Comandante decida di liberarla; solo lui potrebbe revocare la decisione di averle relegate laggiù. Lui è la guida, il profeta della Fraternità cosmica, lui ha promesso di condurre la partoriente e le sue sorelle alla Porta del Cielo, un posto sicuro, il dove non esistono dolore, punizioni, privazioni. La Porta si trova dalle parti della costellazione di Orione, presso la stella Betelgeuse. Lì ad attenderli, ci saranno coppe di fragole con crema chantilly, Coca Cola e bagni di schiuma profumata. Parola dei Padri Creatori. Intanto, nel fosso sono al riparo solo dall'aria tossica che stagna all'esterno, residuo della Catastrofe Definitva. Aspettano e ricordano gli eventi della loro esistenza: sono ragazze sfruttate, illuse, abusate, plagiate…
In un luogo asfittico e pauroso, la coscienza di una donna giovanissima si risveglia solo grazie alle sue forze, alle potenzialità del proprio corpo di donna e alla “sorellanza”. Come spesso accade e come spesso la letteratura (non solo distopica, anche mitologica e mistica) racconta, la catarsi e la liberazione possono avvenire soltanto dopo tanta sofferenza. Che sia resistenza o naturale istinto di sopravvivenza, la forza è dentro di noi. Tocca tirarla fuori, magari sostenendosi con chi condivide una comune visione del mondo, del destino. Fra fantasy e science-fiction, si dipana così la storia di Estrella e delle sue “sorelle” ambientata in un mondo ostile, falso, spietato. Dove trovare la salvezza? Come cercare la verità? Un appiglio “teorico” è la declinazione contemporanea di femminismo, inteso come percorso comune non solo tra donne, ma inclusivo, incentrato sull'identità di genere e sulla inesorabile potenza di un corpo capace di tutto, maternità compresa. Se ne parla molto, giustamente, ed è altrettanto giusto e utile che la narrativa - specialmente se rivolta ai lettori young - ne sia interprete. Ana Llurba, argentina che vive a Berlino, piega i temi e lo stile del genere fantastico per dare voce a donne che combattono e non cedono alla tradizione del patriarcato. Racconta una storia vecchia quanto il mondo - la fine del mondo, appunto - ma non rinuncia a offrire spunti, molto concreti, per allenare il senso critico di chi legge. Le illustrazioni di Ambra Garlaschelli rendono la cupezza e l'angoscia claustrofobica degli scenari delle vicende di Estrella &co. in un bianco e nero dove non manca mai uno spiraglio di luce, di verità.