
Lizzanello, Lecce, giugno 1934. In estate, lo scirocco che soffia dall’Africa è impietoso. Anna se ne rende conto immediatamente, appena scende dalla corriera blu, arrugginita e malandata, che si ferma sull’asfalto stridente del primo pomeriggio. Anna indossa un lungo abito nero – sono tre anni che si ostina ad indossare il lutto – e regge il piccolo Roberto, un anno appena. Carlo, suo marito, accende il sigaro, si liscia i baffi e si inebria dell’odore della sua terra, quella che tanto gli è mancata nei lunghi anni trascorsi al Nord, prima in Piemonte e poi in Liguria. Carlo si guarda intorno: suo fratello Antonio è stato avvisato del loro arrivo a quell’ora del pomeriggio e ha promesso di venire ad accoglierli. Eccolo infatti, trafelato, dopo pochi minuti: la fronte imperlata di sudore e una ciocca di capelli impertinente sfuggita dalla brillantina. Nonostante i lunghi anni di lontananza, il rapporto tra i due fratelli non si è mai allentato, anzi ne è uscito rafforzato, grazie soprattutto alle cartoline, lettere e telegrammi che hanno costituito per anni un ininterrotto dialogo tra i due. Carlo, tutto allegro, abbraccia forte il fratello, poi lo prende per un gomito e lo trascina davanti alla moglie, per procedere con le presentazioni. Anna è impressionata dalla somiglianza del cognato al marito: stessa faccia affilata, stesso colore d’occhi e stesso naso dalla punta rotonda. Lo sguardo, tuttavia, è diverso, nota Anna mentre stringe la mano del cognato: gli occhi di Antonio non hanno lo sguardo furbo da seduttore di Carlo; al contrario, sono intensi e malinconici, pare vogliano scavare nell’anima del suo interlocutore. La casa destinata a Carlo, Anna e Roberto si trova in via Paladini, a due passi dalla piazza. Ci ha vissuto per anni lo zio Luigi che, grazie ai numerosi ettari di terra in suo possesso, ha fatto i soldi. Purtroppo, però, non ha avuto figli e, alla sua morte, ha lasciato la proprietà ai nipoti Carlo e Antonio. Ecco perché Anna è stata costretta a rivoluzionare la sua vita, abbandonare il Nord e il suo lavoro da insegnante per trasferirsi al Sud. Anna odia zio Luigi, anche se è morto...
Vecchi amori che si riaccendono mentre altri si negano; slanci di estrema generosità che affiancano gesti gratuitamente cattivi e quasi crudeli; verità taciute e rivelazioni destinate a cambiare il corso degli eventi. Questi sono alcuni dei temi del romanzo d’esordio di Francesca Giannone – autrice pugliese d’origine ma trapiantata a Bologna, con una laurea in Scienze della Comunicazione e un diploma presso il Centro Sperimentale di Cinematografia nel curriculum –, una saga familiare ambientata in un paesino del Salento nell’arco temporale che copre un ventennio circa, quello compresi tra il 1934 e il 1952. La Storia è uno dei personaggi della vicenda, che vede come protagonista principale la famiglia Greco: per Carlo il ritorno in Puglia è il ricongiungimento con la famiglia d’origine, mentre per Anna significa lasciare la sua Liguria e il suo adorato ruolo da insegnante. Un vero e proprio stravolgimento, quindi. Anna, tuttavia, è una donna determinata e forte. Nulla la scoraggia e presto il suo ruolo di portalettere del paese le consente di diventare parte integrante del nuovo nucleo sociale in cui vive e di scoprirne segreti e passioni. Una famiglia affiatata, un legame solido e mille contrasti. Molte cose accadono in questo romanzo in cui equilibri si ribaltano, segreti rischiano di essere svelati, rapporti e gerarchie vengono terremotati e riscritti. Il nuovo si impone in una società sempre pronta a giudicare e a puntare il dito contro tutto ciò che appare diverso dalla norma. E Anna incarna alla perfezione il cambiamento, il desiderio femminile di affrancarsi e lottare contro i pregiudizi, sostenendo i diritti delle donne e la parità di genere. Una scrittura rotonda, pulita, che non indulge in leziosità e riproduce fedelmente sensazioni e stati d’animo; un intreccio ben curato che dosa in maniera equilibrata descrizione, azione e dialogo. Una vicenda interessante che regala al lettore una protagonista moderna e combattiva, capace di lottare senza risparmiarsi per ciò in cui crede e di offrire un’immagine femminile positiva e forte, un vero e proprio modello da imitare.