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La prima guerra mondiale 1914-1918

La prima guerra mondiale. 1914-1918

Le cause fondamentali dello scoppio della Grande Guerra possono essere riassunte in tre parole: “Paura, fame, orgoglio”. Negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento il Cancelliere dell’Impero tedesco Otto von Bismark si è convertito da una strategia di espansione a una di consolidamento sul teatro europeo. Per contrastare la ripresa della odiata Francia, agisce costantemente sul piano diplomatico per privarla di alleati. È a tal fine che cerca di avvicinare Austria e Russia attraverso il loro comune legame con la Germania, attento allo stesso tempo a mantenere un assetto pacifico nei Balcani per evitare tensioni che possano mettere a rischio questo legame. L’alleanza difensiva stipulata con l’Austria nel 1879 – per la quale il vecchio imperatore Guglielmo I si era talmente adirato che aveva minacciato di abdicare – viene nel 1882 allargata all’Italia e poi alla Romania, mentre Bismark firma con la Russia un “Trattato di rassicurazione” segreto con il quale si stabilisce che le due potenze manterranno un atteggiamento di reciproca, benevola neutralità nel caso che una di esse sia coinvolta in una guerra con una terza nazione. Bismark, con furba doppiezza, fa però inserire la clausola che il trattato non sarà valido qualora la Germania attaccasse la Francia o la Russia l’Austria, evitando così abilmente il rischio incombente di una alleanza tra Russia e Francia. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, l’obiettivo del cancelliere tedesco è mantenerla “in una posizione di amichevole isolamento dalla Germania e di poco amichevole isolamento dalla Francia”. I legami tra Impero britannico e Germania vengono rafforzati e l’offerta di un’alleanza formale tra le due potenze – avanzata da Bismark – non viene ratificata soltanto per motivi politici interni ma viene accolta dalla Regina Vittoria e dal governo di Lord Salisbury con viva soddisfazione. Il grandioso sistema strategico europeo ideato da Bismark pare completato, ma negli anni Novanta – quando Bismark non è più al potere – la fitta trama diplomatica comincia a sfaldarsi. La decisa crescita commerciale e industriale porta la nazione a scontrarsi con sempre maggiore frequenza con la Gran Bretagna a livello globale, mentre anche i rapporti con lo Zar Alessandro III si guastano ogni anno che passa, tanto che il successore di Bismark alla cancelleria tedesca rifiuta di rinnovare il “Trattato di rassicurazione” e la Russia per tutta risposta si allea con la Francia. I vertici militari austriaci, nel frattempo, sembrano voler sempre più alimentare la conflittualità, anche se i tedeschi non ritengono concreto il pericolo di una guerra in Europa: un errore di calcolo di spaventosa gravità, perché “in tempo di pace la tecnica militare è così potente da scatenare la guerra; in tempo di guerra è così impotente da non riuscire ad assicurarsi la vittoria”…

Quella di Sir Basil Henry Liddell Hart (1895-1970) è una figura molto importante nella scienza militare del Novecento (c’è addirittura chi lo definì “il Clausewitz del XX secolo”), anche se non sono mai mancate le controversie sulle sue teorie tra gli addetti ai lavori e gli esperti di strategia militare internazionale. Allo scoppio della Prima guerra mondiale - nell’agosto 1914 - Liddell Hart si offrì volontario per l’esercito britannico, dove divenne capitano nella fanteria leggera del King’s Own Yorkshire e prestò servizio sul fronte occidentale. Nell’inverno del 1915 subì una commozione cerebrale a causa di un’esplosione. Nel 1916 partecipò alla spaventosa battaglia della Somme. Il suo battaglione fu quasi spazzato via il primo giorno dell’offensiva, l’1 luglio (ci furono 60.000 vittime in 24 ore, la più pesante perdita in un solo giorno nella storia militare britannica): Liddell Hart fu colpito tre volte prima di essere gravemente intossicato dai gas e mandato nelle retrovie. Le esperienze vissute sul fronte occidentale lo segnarono profondamente per il resto della sua vita. Scrisse diversi opuscoli sull’esercitazione e l’addestramento della fanteria, e - dopo la guerra - si trasferì al Royal Army Educational Corps, dove preparò una nuova edizione del Manuale di addestramento della fanteria. In esso, Liddell Hart si sforzò di infondere le lezioni del 1918. Dopo aver lasciato il servizio, divenne un apprezzato corrispondente di guerra per “Daily Telegraph”, “Times” e “Daily Mail” ma al tempo stesso un influente opinion maker nel campo degli studi strategici, come detto. Lo scrive anche Francesco Perfetti nella sua prefazione al volume: “Il volume sulla Prima guerra mondiale di Liddell Hart nacque nel 1930 dalla convinzione che, aperti ormai gli archivi ufficiali e pubblicate le memorie dei protagonisti, fosse diventato possibile scrivere una storia vera del conflitto: una storia che, mettendo da parte gli argomenti di natura ideologica (…) fosse in grado di offrire una ricostruzione degli avvenimenti il più possibile neutra anche se non acritica”. Obiettivo tutto sommato raggiunto, malgrado il libro dal punto di vista storiografico (più che militare) possa risultare discutibile: del resto è stato scritto quasi un secolo fa. In ogni caso, la vicinanza dell’autore agli eventi dona al testo molto fascino e una veemenza che non può non colpire il lettore, qualunque sia la sua preparazione in materia.