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La Primula Rossa

La Primula Rossa

Parigi, settembre 1792. “La formidabile tempesta politico-sociale che aveva sconvolto dalle fondamenta la vecchia società francese trovavasi allora nel periodo culminante della sua attività distruggitrice”. Gli ideali della rivoluzione, Libertà, Uguaglianza e Fraternità, hanno trionfato e i muri ripetono all’infinito quelle parole che hanno infiammato il popolo; ovunque i berretti frigi, simbolo della rivolta e della vittoria. Nella piazza di Grève ogni giorno – affollato spettacolo – “senza tregua e senza risparmio” la ghigliottina continua a tagliare le teste dei nobili, spesso colpevoli soltanto di portare un nome altisonante. Liste di proscrizione, clima di odio, sospetto e terrore, la città è “avida di sangue”; agli aristocratici non resta che tentare la fuga nei modi più arditi possibili. Ecco perché le porte di Parigi sono l’altro luogo privilegiato per il divertimento del popolo, lì infatti i francesi assistono ai tentativi di fuga dalla città, quasi sempre scoperti, tra gli sghignazzi di tutti, comprese le guardie civili messe a vigilare le barriere. Spesso, infatti, i soldati si divertono a lasciare che i malcapitati credano di avercela fatta, magari travestiti da donna e camuffati dalle parrucche, per poi inseguirli e arrestarli: quelli sono i momenti che si meritano le più grasse risate degli spettatori incattiviti. C’è però un grosso cruccio, anzi un grandissimo timore che affligge i soldati, quello che costringe alla morte gli ufficiali che si lasciano portar via sotto il naso i fuggiaschi: si tratta della misteriosa associazione segreta “d’inglesi dotati di audacia e astuzia senza pari” che più volte è riuscita a far attraversare la Manica sane e salve a famiglie nobili già condannate a morte. La lega fa capo alla famigerata Primula Rossa, personaggio del quale si ignora praticamente tutto. In Inghilterra è un eroe e le donne amano fantasticare su quest’uomo coraggioso e fantomatico ammantato del fascino del mistero più assoluto. Anche Marguerite Julien, un tempo nota attrice della Comedie- Francaise e considerata la donna più intelligente e affascinante di Francia, subisce il fascino della Primula Rossa, forse perché l’amore per suo marito ‒ il nobile inglese Percy Blakeney che l’ha sposata e introdotta a corte nel suo paese, dove la coppia è amica intima del Principe di Galles - pare svanito il giorno dopo le loro nozze. C’è stata una brutta incomprensione tra loro che ha spezzato l’incanto di un amore improvviso e travolgente che li aveva rapiti al primo sguardo, e a lei non è rimasto che accettare di avere accanto un damerino vanesio e dalle limitate capacità intellettive, uno sciocco interessato soltanto alla moda e alle battutine per divertire i suoi amici superficiali quanto lui...

La Primula Rossa è il primo del ciclo di romanzi dedicato all’omonimo personaggio – talmente noto da essere diventato un modo di dire sinonimo di inafferrabilità – scritto dalla baronessa britannica di origine ungherese Emmuska Orczy che, dopo aver pubblicato nel 1899 un romanzo e alcuni racconti polizieschi, nel 1905 ottenne uno strepitoso successo con questo libro. In realtà, prima che uscisse in volume, nei primissimi anni del ‘900 The Scarlet Pimpernel era già stato pubblicato in fascicoli, come avveniva spesso all’epoca, destando di già un notevole interesse nei lettori. Prova della grande popolarità, del romanzo e del personaggio protagonista, soprattutto nel mondo anglosassone (che si può dire praticamente immutata ancora oggi, al contrario di quanto avviene in Italia) è che già nel 1917 fu portato sullo schermo, anche se il primo film di successo risale al 1934 come adattamento di un lavoro teatrale presentato a Broadway nel 1910, ed ebbe come protagonista quel Leslie Howard che noi conosciamo bene per aver interpretato lo scialbo e irritante Ashley amato da Rossella O’Hara nel colossal Via col vento. Ambientato all’epoca del Terrore, quando le teste dei nobili cadono senza sosta per ordine di Robespierre e la sua cerchia, il romanzo ha per protagonista un eroe realista, strenuo oppositore della barbarie rivoluzionaria, il quale forse oggi solleverebbe qualche obiezione dei patiti del politically correct. Si consideri anche che i personaggi sono molto nettamente delineati e stereotipati: l’eroe buono e coraggioso, il villain furbo e pericoloso ma capace di cadere nella trappola di chi è migliore di lui, la bella coraggiosa e intraprendente disposta a tutto per amore; a questo però si aggiunge un certo antisemitismo, all’epoca in cui uscì il libro piuttosto diffuso, e un’ottica realista naturalmente assai critica nei confronti degli eccessi della rivoluzione. Il romanzo è considerato un antesignano della letteratura di spionaggio (non si capisce bene invece il novero nella letteratura per ragazzi a partire dai dieci anni), ma piuttosto è di certo una di quelle storie di cappa e spada che in tanti abbiamo amato e ha anche le caratteristiche del feuilleton in salsa storica che da adolescenti in molte non ci siamo assolutamente risparmiate. Quanto alle sorti del libro in Italia, uscì per la prima volta come romanzo mensile del Corriere della Sera nel 1910 e in volume per Salani nel 1930. La ristampa integrale del ciclo risale agli anni ’60 all’interno della Biblioteca Romantica Sonzogno. Negli anni ’90 Newton & Compton ha ripubblicato il primo romanzo e nel 2012 Salani ne ha dato alle stampe una nuova versione cartacea, questa; tuttavia, ad oggi, gli altri dieci romanzi pare siano praticamente introvabili. I pareri dei lettori su La Primula Rossa sono assai contrastanti, e questo è abbastanza inevitabile per vari motivi; non si tratta di grande e raffinata letteratura certamente, eppure è talmente deliziosamente démodé, a cominciare dal linguaggio e dallo stile, che non si può fare a meno di adorarlo. E questo nonostante sul più bello, quando ci aspettiamo il racconto di come l’amore finalmente trionfi, ci tocchi un più che castissimo: “Il resto è silenzio: lo sguardo importuno degli indifferenti si arresta reverente e commosso davanti al mistero dolcissimo e sacro di due anime che dopo lunghe sofferenze hanno finalmente raggiunto la felicità piena, immutabile per volger di vicende”. Non trascurabile, poi, il fatto che è una lettura capace se non di restituire intatti i palpiti del cuore dell’epoca in cui il mondo lo guardavamo in rosa, certamente è in grado di rinverdirne per qualche ora l’entusiasmo. Perché non provare a proporlo alle figlie adolescenti? Ve lo tireranno dietro scocciatissime o lo ameranno sognanti, non c’è una via di mezzo, eppure varrebbe la pena tentare per non rischiare di privarle di un possibile bel regalo. In caso di fallimento, pazienza. Ma leggetelo anche voi che ricordate con piacere l’età delle letture “da signorine” e che amereste ritrovarne per un po’ le atmosfere, sarà una bella parentesi in quelle più impegnate e impegnative.