
Cracovia, 1 ottobre 2004. Prende il via il viaggio sui passi di Primo Levi e del suo ritorno a casa dopo l’esperienza del campo di concentramento nazista. Sembra di essere tornati esattamente al momento in cui un camion tedesco parte, pieno di uomini, con destinazione Auschwitz. Ma è solo finzione: in quello stesso luogo si sta girando un film ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. È un buon inizio. Quantomeno suggestivo. Eppure, il loro documentario non sarà il racconto del passato: vuole essere la descrizione dell’Est Europa di oggi, dopo la caduta del Muro e la fine del comunismo, partendo dalle parole di Levi. Una storia che prende vita dal Lager di Monowitz, di cui oggi non resta più nulla. Solo qualche casa e campi arati. Come se il campo di concentramento non fosse mai esistito. Quello che resta del passato, a volte, è solo il ricordo che vive nelle parole di chi è sopravvissuto. Il viaggio prosegue verso l’Ucraina. Compaiono le foreste e Leopoli, grande città di frontiera occupata prima dai polacchi, poi dagli svedesi, infine dagli austriaci e contesa da ucraini e russi. Stessa identica sosta di Levi. Oggi buia e silenziosa, allora sotto un terribile temporale. Ad un passo da Pryp’jat’, vicino Černobyl’. Il campo di sterminio e la centrale nucleare, due simboli del male del Novecento. Si è colpiti dallo stesso disorientamento, dallo stesso sconforto. Restano le costruzioni. Mancano gli uomini…
Luoghi spettrali e feriti, scenari apocalittici rievocati dal racconto del passato e dalla vista di quello che resta. Restano macerie e fango. Oggi come ieri, compagne di viaggio. Un viaggio apparentemente differente. Marco Belpoliti e il regista Davide Ferrario visitano i luoghi descritti da Primo Levi ne La tregua. Da questo viaggio nascerà un documentario e un racconto, La prova, una sorta di diario di bordo corredato da foto e disegni, oggi ripubblicato a distanza di dieci anni. Il viaggio si conclude a Torino nel 2006, nel tentativo di congedare Primo Levi, il vero protagonista di questa storia. In un presente che sembra immutato rivive quella marcia silenziosa verso la libertà che Levi racconta. La tregua a cui si fa riferimento è quella tra la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda, come nel recente passato quella tra il crollo del Muro di Berlino e l’attacco alle Torri Gemelle. Il mondo in soli dieci anni sembra mutato radicalmente. La tregua oggi sembra finita. La transizione ci spinge verso l’ignoto passaggio da un sistema ad un altro. Quasi impercettibile. Ma che lascia il segno. Dietro di sé, le rovine. Macerie e distruzione. Fuori e dentro gli uomini. E allora è fondamentale non dimenticare perché “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre” (Primo Levi).