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La quarta inquilina

La quarta inquilina

Nicole è una studentessa marchigiana, ha lasciato la sua bellissima regione per raggiungere Bologna e frequentare la specialistica di Filologia. La mentalità provinciale dei suoi conterranei, la loro ristrettezza di vedute la fanno soffocare e ‒ nonostante da tre anni sia fidanzata con Christian, insegnante a sei euro e cinquanta all’ora ‒ decide di trasferirsi in cerca di una vita differente. Per lei Bologna rappresenta una possibilità, una via di fuga, una vita migliore ed è per questo che è fondamentale trovare in fretta una stanza che la possa ospitare. Non è semplice, in centro le sistemazioni che le hanno proposto sono fatiscenti, piccole sporche, ma per fortuna un grande appartamento in un condominio ad un quarto d’ora dalla facoltà da dividere con altri tre ragazzi sembra la sua salvezza. Un subaffitto, come spesso accade, senza nessun contratto: poteva andare peggio anche se Genny, l’intestataria dell’affitto è una maniaca della pulizia, porta magliette con Hello Kitty e non è una campionessa di simpatia. Per fortuna c’è l’incontro con Linda, una ragazza omosessuale, e con i suoi amici che la accolgono subito come se fosse di casa. Ma il destino ha in serbo per Nicole una brutta sorpresa…

Esordio al romanzo per il giovane Paolo Capponi, che dopo diverse pubblicazioni di racconti di vario genere in alcune antologie a partire dal 2012, si cimenta qui con una storia più lunga e articolata. Avendo anche un blog in cui compaiono racconti di non più di cento parole, forse è abituato ad una narrativa più breve e il passaggio alla forma-romanzo lo ha probabilmente penalizzato. I dialoghi sono molto scarni e i personaggi rimangono bidimensionali. Per quanto si evinca dalle pagine una fotografia di una particolare generazione ed un determinato ambiente, ci appare frequentato da luoghi comuni, così che situazioni e dinamiche rimangono inesorabilmente piatte. Capponi è insegnante di scuola superiore e, anche se non come studente fuori sede, come la protagonista ha vissuto in prima persona la dimensione della convivenza nei suoi primi anni a Bologna e la cosa che lo ha colpito maggiormente ‒ come ha raccontato durante una presentazione del suo romanzo ‒ è stato il fatto che della vita delle persone che abitano nella stessa casa, per quanto li si incontri e li si frequenti nelle aree comuni, non sappiamo assolutamente niente di più di quello che raccontano.