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La quercia di Bruegel

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Il 22 marzo 2016 a Bruxelles un gruppo di terroristi prende di mira l’aeroporto e la metropolitana. Ad un distinto uomo italiano viene sconsigliato di uscire dall’hotel in cui soggiorna: la città è pericolosa, al momento. Costui non si sarebbe mai aspettato di trovarsi in quella situazione, tanto meno si sarebbe aspettato di trovarsi in Belgio per il romanzo che deve scrivere: di solito infatti non si reca nei posti fisici dei suoi romanzi storici, si limita a leggere la bibliografia sull’argomento. Questa volta è diverso perché il protagonista del suo libro è la famiglia di artisti Bruegel, di cui si sa poco, soprattutto relativamente a Pieter Bruegel il Vecchio, il capostipite. Questa letteratura spicciola, che pubblica sotto uno pseudonimo francese, è utile per campare, ma è certo lontana dalle velleità artistiche nutrite sin da giovane. Ma la realtà è sempre diversa dalla fantasia. In hotel, costretto dall’emergenza, fa la conoscenza di una donna, che subito riconosce essere italiana: Matilde Rovani, dottoressa, neurologa, che si trova a Bruxelles per alcune ricerche proprio sui Bruegel. La scienziata, che cura i propri pazienti attraverso immagini capaci di delimitare i disturbi di percezione, di trattarne i sintomi e di agire sulla causa, ha iniziato infatti una terapia con un paziente la cui unica reazione è stata sollecitata da un’immagine del dipinto Adorazione dei magi di Pieter Bruegel il Vecchio. In particolare, a risvegliare la percezione di Massimo, il paziente, sono gli alberi che il pittore belga realizza nelle sue opere. Tutto ciò induce Massimo a sviluppare una vera ossessione per l’artista, al punto da riprodurne i quadri con diversi schizzi confusi da cui emergono, unici frammenti di concretezza, gli alberi...

Alessandro Zaccuri, giornalista del quotidiano “Avvenire”, costruisce qui un metaromanzo, un esempio di letteratura dentro la letteratura. Il protagonista è un autore alla perenne ricerca di ispirazione, frustrato, ma non più di tanto dalla propria carriera: rispetto alle grandi aspettative che nutriva per sé e per le proprie capacità di romanziere, il personaggio si accontenta di nascondersi dietro vari pseudonimi e di realizzare libri mediocri, di successo in alcuni casi, ma già scritti da altri, poco originali. Il gusto della ricerca e la tenacia dell’esploratore sono invece caratteristiche che si ravvisano nel personaggio femminile, la neurologa Matilde Rovani: il suo lavoro le impone la perseveranza e l’attenzione ai minimi dettagli che possono essere cruciali nel percorso di miglioramento dai disturbi di percezione. Massimo, terzo e ultimo personaggio, affetto dai disturbi di percezione, è colui che più di tutti riesce a cogliere i dettagli, come l’albero dell’Adorazione dei magi di Pieter Bruegel il Vecchio; ma soprattutto Massimo riesce a scorgere che cosa si celi al di là dei dettagli: indomabili e nascosti, a loro volta questi celano qualcosa di concreto, solido, che può essere piegato dall’utilizzo. Tutto il romanzo è ambientato in un tempo sospeso: il primo incontro tra il protagonista e Matilde avviene durante gli attentati a Bruxelles del marzo 2016 e così il secondo incontro avviene a maggio 2020, all’indomani dei provvedimenti di allentamento della restrizione per la pandemia da Covid-19; in entrambe le circostanze dunque si è in un tempo al di fuori della quotidianità, in una condizione atipica, di grande incertezza. Un tempo dalla percezione distorta, in cui i pochi dettagli che si riescono a mettere a fuoco diventano baluardi a cui aggrapparsi.