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La rabbia dell’orsa

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Njål è andato via, portandosi dietro Lotta, la loro bimba. Nina ha accettato di tenerla una notte a settimana e di trascorrere con lei un weekend ogni due. Sa bene che di solito è quel che fanno i padri, ma lei quella figlia non l’avrebbe mai voluta: nel periodo in cui aveva scoperto di essere in “dolce attesa”, stava prendendo informazioni circa le procedure per la sterilizzazione. Aveva portato avanti quella gravidanza - frutto di un preservativo rotto e del fallimento di una “pillola del giorno dopo” -, per il legame con Njål, di cui, era consapevole, stava realizzando il sogno di paternità che lui non aveva potuto coronare con Sol: la sua precedente compagna, una ministra del culto che sarebbe stata felicissima di metter su famiglia con lui, ma che non era mai riuscita ad andare oltre le prime settimane di gestazione ogni volta in cui era rimasta incinta. Dopo l’ennesimo aborto spontaneo e l’ennesima ricaduta nella depressione, Njål l’aveva lasciata per mettersi con lei, Nina, complice il rapporto costruito gomito a gomito all’Università dove entrambi lavorano come ricercatori. Adesso che la relazione è arrivata al capolinea, i due si ritrovano in competizione per l’affidamento di Lotta e per una posizione in un ambito progetto di monitoraggio sul campo di un ghiacciaio nelle isole Svalbard, nel Mar Glaciale Artico. Njål, dedito alla caccia, legato alla natura, alle rievocazioni delle battaglie e della vita vichinga, lo vede quasi come un traguardo esistenziale; Nina è legata a quelle isole per vecchie vicende familiari, e ritiene che quel posto le spetti di diritto, per il contributo prevalente dato da lei a quella ricerca sullo scioglimento dei ghiacci. La battaglia per la custodia di Lotta procede tra dubbi, sospetti, insinuazioni reciproche sempre più pesanti, fino a determinare il rischio concreto che i servizi sociali tolgano la bimba a entrambi i genitori e la affidino a altri. Nel frattempo Sol ha ricominciato a vedere Njål, e ad accarezzare l’idea che, in fondo, potrebbe essere una buona madre per Lotta: dopo quanto l’uomo le ha raccontato, pensa che la bimba corra dei seri pericoli, quando resta sola con la sua mamma biologica…

“Sono stanca di lui, di noi. C’è qualcosa di sbagliato. Qui, in questo piccolo appartamento, in questa città fuori luogo con i suoi pub e l’illuminazione che sembra quella degli alberi di Natale […] Avrebbe dovuto essere semplice, un uomo, una donna e una bambina, e penso che Njål abbia ragione. Dobbiamo semplificare. Dobbiamo infilarci tra il cielo oscuro e la neve luminosa e tornare esseri umani che sopravvivono insieme”. Ingebjørg Berg Holm è nativa di Larvik, cittadina costiera del Sud della Norvegia; classe 1980, architetto d’interni con studi presso la Bergen Academy of the Arts, ha già due romanzi alle spalle, Stars Over, Darkness below, con cui si è aggiudicata in patria il Maurits Hansen Prize, premio conferito alla miglior crime story norvegese scritta da un esordiente, e Barefoot over the Ice, pubblicato nel 2018, entrambi inediti nel nostro Paese. L’autrice si presenta al pubblico dei lettori italiani con questo racconto a tre voci per cui è stata spesa (forse con qualche eccesso di generosità) la definizione di eco-thriller, per la presenza sullo sfondo dell’irreversibile cambiamento climatico, la cui accelerazione stiamo tragicamente sperimentando nel quotidiano. Scritto in prima persona, con ogni capitolo dedicato di volta in volta al punto di vista di Nina, Njål e Sol, secondo la tecnica narrativa del POV (Point of View), il romanzo si caratterizza per un ritmo lento, avviluppato su pensieri e percorsi psicologici dei protagonisti che strutturano un triangolo imperniato solo apparentemente sulla piccola Lotta, inconsapevole fulcro di ossessioni, manipolazioni, sospetti dei tre, i cui rapporti e le cui azioni disegnano una figura geometrica instabile in cui ognuno resta imprigionato nell’abisso interiore del proprio ego, preda dei cupi riflessi che ne scaturiscono, e che divengono filtro e lente deformante la realtà, in costante oscillazione tra i ruoli potenziali di vittima e carnefice.